AMBIENTE. Paradisi con l'inferno alle spalle. "Dalle valutazioni condotte è emerso che non risultano fruibili i seguenti tratti di costa: l'arenile nord di Masua (è stato evidenziato un rischio sanitario per il parametro piombo già per una fruizione di tre giorni), il tratto meridionale dell'arenile di San Nicolò (Buggerru) e la sua porzione settentrionale, non considerati nella valutazione dell'esposizione per gli elevati valori di concentrazioni di contaminazione riscontrate". Se non sono le industrie ci sono le miniere dismesse e mai bonificate a buttare veleno nel mare della Sardegna.
L'allarme è contenuto in un verbale di giugno di una riunione del tavolo tecnico ministeriale sulle aree minerarie del sito di interesse nazionale (per il suo inquinamento) del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Al tavolo ci sono tutti i protagonisti: Regione, Asl, sindaci dei Comuni interessati, Ispra e, ovviamente, i vertici tecnici del ministero. Ci sono da valutare i dati emersi dal monitoraggio effettuato dall'Istituto superiore di Sanità sulle spiagge della costa sud-occidentale della Sardegna. A monte ci sono le miniere abbandonate che scaricano metalli pesanti e pericolosi per la salute nei corsi d'acqua diretti al mare.
Arcinota è la vicenda del rio Irvi, che da Canargiu (monti di Arbus) scende a valle, macchiando di rosso la spiaggia di Piscinas. Non è un tocco di colore: sono sostanze inquinanti che nessuno riesce a fermare. Ma a preoccupare sono anche altri fronti. Tanto che la riunione della prima metà di giugno era stato chiesta "d'urgenza" dalla Regione. E sono spuntati tratti di spiaggia pericolosi per la balneazione. Soprattutto per i residenti della zona, che li frequentano più spesso e sono maggiormente esposti rispetto ai turisti.
Stando quanto riporta il verbale, la bomba quest'estate non è scoppiata solo perché le valutazioni dell'Iss sono state effettuate su dati non recentissimi. Per i quali è stato chiesto un aggiornamento: nuovi monitoraggi per capire quanto la contaminazione possa amcora influire sulla salute umana. Dalle dichiarazioni dei presenti emerge preoccupazione. Soprattutto da quelle dei sindaci. Si parla di Masua, Piscinas, Portixeddu, San Nicolò. Le perle della costa ovest. Un'informazione sbagliata e "decontestualizzata", dicono i primi cittadini di Iglesias, Buggerru e Arbus, potrebbe fare solo danni. Per ora il vero danno lo fanno le miniere. Perché, come ha ricordato il rappresentante del ministero Claudio D'Aprile, "c'è la collaborazione sulle opere di bonifica, ma vista la complessità e la vastità del problema non è possibile ottenere la messa in sicurezza permanente nel breve termine". L'Istituto di Sanità, durante la riunione, ha sostenuto che "la popolazione residente deve essere informata del possibile rischio sanitario". Sempre con riferimento ai tratti di costa di Masua nord, Buggerru sud e Buggerru nord.
L'estate è passata. I tempi si sono allungati. Le miniere restano lì, a sputare veleno.