CAGLIARI. "Mio zio è morto, smettetela di scrivere 'Andrà tutto bene' perché per tante persone non è andata esattamente così". Sono parole di dolore quelle di Simone, uno dei tanti familiari colpiti dalla tragedia del coronavirus, che ha spezzato la vita a più di venti sardi dall'inizio dell'epidemia. Tra questi c'era anche suo zio, che viveva nel bergamasco con la sua famiglia. Uno dei cosiddetti "pazienti a rischio", malato oncologico. Moglie e figlio hanno la febbre da giorni, chiedono aiuto per paura di contagiarlo. Tentano di tenerlo al sicuro isolandolo in una stanza della casa. In ospedale non ci sono posti per chi non ha sintomi gravi. La situazione precipita e purtroppo ciò che nessuno avrebbe mai voluto succedesse accade. "Mai avrei immaginato che un virus di chissà quale natura ti avrebbe strappato al nostro affetto negli ultimi momenti della tua vita - scrive il nipote in un post commovente - Li hai affrontati con coraggio, in solitudine, nel letto di un ospedale blindato, mentre, nonostante il tuo male, rincuoravi la tua famiglia per non far gravare loro la tua sofferenza".
Ed è proprio dalla sofferenza per la morte di un familiare che arriva la necessità di lanciare un messaggio: "Non si possono fare campagne di sensibilizzazione incentrate su 'Andrà tutto bene'. È irrispettoso nei confronti di chi ha perito. Lo è nei confronti di chi tuttora convive con il dolore ancora fresco. E non può esser loro sbattuta in faccia, certo senza intenzionalità, questa illusione di felicità".