MILANO. “Questo mio dolore va raccontato, deve servire a chi ancora sottovaluta l’emergenza”. Laura Cosseddu ha 44 anni, è originaria di Carbonia ma vive da tempo a Milano. È lì che il virus subdolo e silenzioso, senza chiedere permesso, è entrato nella sua vita e in quella del suo compagno, Luciano.
Quelli che sembravano banali sintomi influenzali si rivelano purtroppo qualcosa di più grave e preoccupante. Febbre alta, tosse. Fanno entrambi il tampone per il Covid-19: positivo.
Tutto precipita nel giro di pochi giorni. Lei viene ricoverata al Niguarda di Milano: è in isolamento, passa una settimana in ospedale, riesce a riprendersi grazie alle cure dei medici e ritorna a casa. Il suo fidanzato nel frattempo peggiora, viene ricoverato in terapia intensiva, intubato e lotta ancora per sopravvivere.
“Essere ricoverati in isolamento - racconta Laura - significa essere chiusi da soli in una stanza 24 ore su 24, i medici ti parlano attraverso un microfono e rischiano la vita per te. Questo è un virus democratico che tocca tutti, senza distinzione”. Poi lancia l’appello: “Non sottovalutate, vi prego, state a casa: è l’unico modo”.