L'INCHIESTA. Militari e civili costretti a subire l'esposizione ad agenti chimici e cancerogeni. Non solo: "Le criticità emerse dalle indagini sulla situazione ambientale (nei poligoni, ndr) inducono a prescrivere il monitoraggio in continuo delle aree interne ed esterne ai poligoni e forme di controllo sulla gestione dell’attività di bonifica non dissimili da quelle previste per le aree industriali". Sono alcune delle risultanze dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'uranio impoverito, presieduta da Gian Piero Scanu, presentate in una relazione questa mattina durante una conferenza stampa a Roma. Le attività sono durate un anno e mezzo: 191 audizioni, 71 esami testimoniali, 8 missioni con visite a tre basi navali, 9 poligoni, una base aeroportuale e il centro radar Muos. E ora arrivano due proposte di legge: una per garantire maggiore sicurezza al personale militare, l'altra per monitorare costantemente cosa succede nei poligoni. Controlli ambientali, già previsti da altre leggi che non sono mai state applicate.
“Per decenni le Forze Armate italiane", ha detto Scanu, "hanno esposto personale militare e civile a elevatissime concentrazioni di gas radon, un gas radioattivo noto per la sua cancerosità”. II settore militare appare "senza tutte le necessarie competenze tecniche e mediche, senza sorveglianza epidemiologica e senza tutela assicurativa”. Dai “documenti sollecitati e acquisiti dalla commissione" emergono "rischi di esposizione ad agenti chimici e cancerogeni connessi a sostanze impiegate nelle diverse attività“.
Un problema fondamentale, secondo Scanu, è che "che nel mondo delle Forze Armate pare quasi che il rischio sia considerata una componente ineliminabile, si e’ soliti dire ‘lo sapeva’ o ‘se l’e’ cercata". E poi bisogna guardare a coloro che abitano intorno ai poligoni, che comunque non possono essersela cercata: intorno ai poligono sardi sarebbe emersa, stando ai lavori della commissione, la presenza di particelle cancerogene che si sarebbero sparse nelle aree limitrofe.