CAGLIARI. Tre assessorati alla Lega, due al Psd'Az, due a Forza Italia e uno agli altri alleati. Chi prende la presidenza del consiglio regionale non avrà un posto in giunta: nel gioco dei pesi e contrappesi della coalizione la poltrona più importante dell'assemblea vale doppio. Non è il manuale Cencelli, è il sistema Salvini-Solinas per la composizione del prossimo governo della Sardegna. Con una clausola: il consigliere regionale che, eventualmente, entrerà a Villa Devoto dovrà dimettersi dall'aula. Così viene blindata la "fedeltà" al ruolo: in caso di frizioni, dimissioni o estromissione tornerebbe a fare il comune cittadino e non avrebbe il pronto e comodo ripiego del Consiglio.
Il leader della Lega Matteo Salvini, ieri a Cagliari, ha detto che la Giunta regionale dovrà essere pronta un quarto d'ora dopo la proclamazione degli eletti: "Basta vedere qual è stata la volontà dei sardi e si fa presto". Un annuncio dato dopo aver concordato con il presidente Christian Solinas quali saranno i criteri di attribuzione dei ruoli sulla base del risultato elettorale. I tempi di proclamazione, visti i drammi del calcolo dei voti, non saranno brevi. E Solinas avrà tutto il tempo per verificare se gli alleati accetteranno di buon grado le regole.
I nomi dei potenziali assessori circolano già dalle 11 di lunedì, quando nei quartier generali dei partiti di centrodestra ha iniziato a respirarsi il profumo di vittoria. Per ora sembra certo solo che Salvini avrebbe chiesto "gente fresca" per la giunta e che per la presidenza del Consiglio ci sarebbero due nomi in campo: Stefano Tunis e Alessandra Zedda.
Dimissioni per i consiglieri in Giunta e quote: il sistema Salvini-Solinas per la giunta
- E.F.
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