CAGLIARI. Duecentomila euro per favorire l'inclusione sociale dei Rom e, quando possibile, dare loro una casa. Lo stanziamento è previsto in una delibera della giunta regionale datata 8 agosto che parte dall'analisi su presenze e condizione dei nomadi-stanziali in Sardegna per arrivare alle strategia di integrazione da porre in essere con la collaborazione dei Comuni.
Secondo i dati di una ricerca condotta dalla Fondazione Ruggiu "emerge che i nomadi presenti in 13 Comuni isolani nel 2017 sono circa 1.400 e vivono in campi autorizzati o abusivi. Molti di loro sono nati in Italia da tre, quattro o cinque generazioni e sono cittadini italiani, altri hanno invece il permesso di soggiorno. La comunità più importante è ubicata a Cagliari con circa 270 persone che, dopo lo sgombero del campo a ridosso della 554, vivono in alloggi o piccoli campi abusivi. Tra gli altri insediamenti, sono presenti ad Olbia 216 nomadi, a Villasor una trentina, a Selargius e Monserrato un centinaio, a San Nicolò D'Arcidano sono 82. La situazione più critica sembra essere quella di Porto Torres dove è presente un campo di sosta in cui abitano 30 persone, 12 delle quali sono minorenni, in uno spazio di forte compromissione delle condizioni igienico sanitarie".
Uno dei tanti roghi nell'ex campo Rom di Mulinu Becciu
C'è poi una spiegazione del significato di "Rom": "Il termine, comunemente usato, si riferisce ad una galassia di minoranze e ad una miriade di gruppi e sottogruppi diversi, ma caratterizzati da una serie di somiglianze che includono la lingua, le tradizioni culturali e l'organizzazione familiare. Inoltre, nel corso del tempo, le specificità culturali si sono compenetrate e fuse con elementi di altre popolazioni, creando una vasta gamma di posizioni giuridiche".
I nomadi, in Sardegna, hanno sempre vissuto in campi in condizioni fatiscenti, sia dal punto di vista strutturale che igienico. Tanto che in alcuni casi - come per quello della 554 a Cagliari - si è arrivati allo sgombero con ricollocazione in varie unità abitative. Ma molti degli ospiti sono tornati a vivere in campi abusivi. E tra loro ci sono anche molti minori.
"Il diritto all'alloggio" dei nomadi, spiega l'assessore Arru nella delibera della giunta Pigliaru, "deve essere garantito eliminando la segregazione spaziale e promuovendo la desegregazione da quegli insediamenti mono etnici costruiti al di sotto degli standard igienico-sanitario e strutturali. L'ambito abitativo rimane prioritario, infatti la marginalizzazione sociale e spaziale e condizioni abitative inadeguate determinano, inevitabilmente, la mancata garanzia e la tutela dei diritti fondamentali". Quindi la Regione, per favorire l'inclusione, ha deciso "di destinare la somma di 200 mila euro alle amministrazioni comunali che attualmente ospitano, presso il territorio di propria competenza, famiglie appartenenti alle popolazioni nomadi, per le quali si rende necessario ed urgente avviare un programma d'interventi mirati alla loro inclusione sociale e abitativa". E "nei casi in cui l'Ente locale nel presentare una relazione dettagliata sullo stato dei campi nomadi dovesse prevederne la chiusura, il progetto proposto dovrà contenere le strategie abitative che consentano alle persone che non disporranno più del campo, di avere uno spazio di vita alternativo".
Case e inclusione per i Rom in Sardegna, 200mila euro dalla Regione
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