AMBIENTE. Dalla strada grondano sostanze tossiche. Ancora, a distanza di 15 anni dall'inaugurazione. Tra Sardara e Sanluri, per l'ammodernamento della Carlo Felice, furono usate 700 mila tonnellate di scarti provenienti dalla fallimentare miniera di Furtei della Sardinia Gold Mining (ora fallita, dopo aver lasciato un lago di Cianuro nel paese della Marmilla). All'interno dei materiali c'erano arsenico, mercurio, cadmio e altri metalli pesanti. Concentrazioni spaventose. L'inchiesta era stata avviata. Nel 2010 era scoppiato il bubbone e si era scoperto che il tratto di strada avvelenato - con il seppellimento dei materiali tossici, modalità utilizzata in Africa da pirati dell'industria senza scrupoli - è lungo 17 chilometri: lo aveva detto l'allora assessore ai Lavori pubblici Angelo Caria.
Nel registro degli indagati erano finiti il responsabile della miniera di Furtei, l’australiano Garry Johnston, e l'imprenditore Antonino Marcis, di Macomer, che aveva gestito i lavori in subappalto. Sotto accusa anche uomini dell'Anas e dell'impresa che aveva l'appalto principale. Ma, intanto, cosa si è fatto per evitare che la strada continui a intossicare le campagne circostanti? Niente, a quanto pare. Basta guardare le foto pubblicate oggi dal leader dei Liberu, Pier Franco Devias, per rendersene conto. "In corso d’opera", è spiegato a corredo delle immagini, "nel sottomanto bitumoso erano state rovesciate oltre 700mila tonnellate di materiale di risulta con alte percentuali di mercurio, arsenico, cadmio e altri metalli pesanti provenienti dalla miniera d’oro della “Sardinia Gold Mining”, in territorio di Furtei".
L'inaugurazione nel 2002: "Già cinque anni dopo i liquami pieni di metalli pesanti e sostanze nocive cominciarono a infiltrarsi e a riversarsi nel terreno non impermeabilizzato ai lati della carreggiata, attaccando anche le strutture dei cavalcavia a causa della presenza di acido solforico e arsenopirite". E adesso? "Ad oggi la situazione è quella che vedete in queste foto, con sostanze velenose e metalli pesanti che da anni continuano indisturbati a traboccare dalle pareti e finiscono direttamente nel terreno, scivolando poi nella direzione di falde acquifere e campi coltivati. Libe.r.u. intende denunciare l’incredibile gravità di questa situazione e richiama alla propria responsabilità le autorità competenti e la classe politica regionale, chiedendo che ci siano interventi urgenti per rimettere in sicurezza l’area".