CAGLIARI. "La politica deve essere più seria. Non è possibile che cambi il presidente della Regione e cambi l'orientamento. Chiedere i danni? Una delle opzioni, certo". Mario Bigazzi è l'amministratore delegato della Prosperius, la società che si è vista revocare la concessione sull'ex ospedale Marino. Ricorsi e controricorsi hanno portato al verdetto del Consiglio di Stato, emesso ieri: la Regione, hanno stabilito i giudici, ha fatto bene a tagliare fuori la sua società che voleva trasformare il rudere del Poetto in clinica per la riabilitazione, dopo aver vinto un bando indetto proprio da viale Trento. E Bigazzi, che quella società la dirige, non sembra voler mollare. E aggiunge, sconcertato: "Il bando del 2006 prevedeva che si potesse fare tutto, tranne che un albergo. Ora vogliono fare un albergo".
Sul futuro dell'ecomostro si è espresso il presidente della Regione Francesco Pigliaru, che ha promesso un intervento di recupero di alto livello. Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ha ribattuto ieri in serata: vuole anche lui il recupero - visto che ha riqualificato tutto il litorale e quella schifezza decadente è una macchia per il Poetto - e, anche se tra le righe, alla Regione il primo cittadino dice: bene, volete recuperare, ma dovete muovervi, "perché noi abbiamo dimostrato di essere veloci".
Da Campo progressista arriva la proposta di un referendum per decidere la sorte della struttura. Servono decisioni immediate, sostengono Anna Maria Busia e Claudio Cugusi: "Probabilmente la soluzione migliore, come sembra ipotizzare il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, è far realizzare al privato, con un project financing, una struttura alberghiera sulla spiaggia, recuperando il rudere dell'edificio firmato da Badas. Altri, del tutto legittimamente, propendono per la demolizione di tutti gli stabili e non solo del vecchio pronto soccorso, un manufatto di nessun valore che sfregia l'arenile da sempre. In ogni caso noi riteniamo però utile dare la parola, in via consultiva, ai cagliaritani chiamandoli a un referendum. Sarebbe un esercizio di vera democrazia partecipata: come accade in tutti i contesti evoluti, davanti a grandi scelte è bene che gli eletti ma anche gli elettori si facciano carico collettivamente delle responsabilità".