SERVITÙ MILITARI. Una forzatura del regolamento, atti secretati. Ed ecco serviti i giochi di guerra in Sardegna per la seconda metà del 2017, a partire da ottobre: un calendario fitto di esercitazioni nei quattro poligoni (Quirra-Perdasdefogu, Teulada, Capo Frasca e S’Ena Ruggia) che i rappresentanti dello Stato nel Comipa (Comitato misto paritetico sulle servitù militari) hanno imposto unilateralmente, senza la presenza dei membri civili indicati dal consiglio regionale, il parlamento sardo. Un blitz finito all’attenzione del ministero della Difesa e delle massime istituzioni isolane, con una lettera di protesta formale per un incidente diplomatico che non ha precedenti.
Prima di spiegare quanto accaduto, però, è necessario aggiungere un elemento di valutazione. Il programma degli addestramenti a fuoco delle forze armate – non solo italiane – in Sardegna è contenuto in un documento che per la prima volta nella storia è stato coperto con il segreto d’ufficio. Non è divulgabile (fino a quando non sarà divulgato, ndr). Non top secret, ma quasi: nel frontespizio si obbligano tutti coloro che ne vengono in possesso per ragioni d’ufficio a non renderlo pubblico. Con buona pace della necessità di trasparenza e di dialogo con l’opinione pubblica.
Intanto però la tensione è alle stelle. Tutto ciò che riguarda le servitù militari nell’Isola deve passare al vaglio del comitato, che dà il suo voto. Al tavolo siedono sette rappresentanti dello Stato – quasi tutti militari – e sette civili, su incarico delle varie forze politiche regionali. Il regolamento prevede che i punti all’ordine del giorno passino se sono presenti almeno 7 componenti: un quorum stabilito quando del Comipa facevano parte 12 membri. Che però adesso sono stati portati a 14, senza che la maggioranza prevista dalla legge sia stata aumentata.
Il 23 maggio si dovevano discutere il calendario delle imminenti esercitazioni – ora sospese per la stagione estiva – e altre servitù. Nelle dichiarazioni iniziali i membri civili del Comipa (tra loro Tore Mocci, Gianni Aramu, Antonello Giuntini, Antonello Tanas e Gianuario Fiori) hanno manifestato per l’ennesima volta tutto il loro malcontento perché nessuna delle istanze più volte proposte per un riequilibrio della presenza militare in Sardegna aveva ricevuto risposta. Si parlava degli osservatori ambientali, dei ritardi nell’erogazione dei contributi ai Comuni oberati dalle servitù e di una lunga lista di promesse mai mantenute dallo Stato. Non c’è stata la possibilità di un confronto, tanto che dopo un quarto d’ora di sospensione i civili hanno deciso di abbandonare la stanza del comando di via Torino. Pensavano di far saltare la riunione, facendo mancare il numero legale. Una strategia già usata in passato per far valere le loro argomentazioni, la stessa che aveva portato all’apertura delle spiagge di Teulada e Murtas, per capire. Invece i militari sono andati avanti. E hanno votato: sì alle esercitazioni, via libera ai giochi di guerra.
Una colpo basso, per i sardi che siedono nel comitato, che hanno chiesto l’intervento del presidente della Regione. Le trattative diplomatiche sono ormai naufragate. Così come la trasparenza, con il segreto imposto sulle carte discusse.