L'EMERGENZA. Un abbruciamento non autorizzato sarebbe la causa del devastante incendio che da ieri ha incenerito mille ettari di boschi in Sardegna. Sibiri, Monte Linas, Ingurtosu: località sino a ieri coperte di querceti e sughereti, tra Gonnosfanadiga e Arbus, distrutte dal fuoco che sarebbe stato innescato, stando alle prime ricostruzioni della Forestale, dalla mano dell'uomo. Un folle, che ha appiccato un fuoco per "fare pulizia", in una giornata di caldo soffocante e nella quale il vento ha cambiato direzione più volte. Un mix di cause infernali e devastanti. Anche stamattina continuano le operazioni di bonifica e spegnimento.
Le vittime ci sono. Centinaia di animali morti carbonizzati. Come questi ritratti da Paolo Pusceddu nella zona di Bidderbi (Arbus). Pecore e capre rimaste bloccate dentro il recinto.
O quelle pubblicate dal veterinario della Asl di Sanluri Franco Gioi, con le bestie intrappolate all'interno dell'ovile.
Le fiamme si sono levate alte per tutta la notte: sul posto anche al buio ha operato la macchina regionale antincendio, che per tutta la giornata ha lavorato con quattro elicotteri oltre il SuperPuma e un canadair (che per un'avaria è dovuto tornare alla base).
Sono intervenuti, oltre a Corpo, e Vigili, le forze di Forestas, delle associazioni di Protezione civile e dei Barracelli. Centinaia di uomini e mezzi mobilitati, contro un fronte di fuoco che si è esteso per chilometri e ha corso lungo le montagne da Gonnosfanadiga e Arbus: le dune di Piscinas ieri erano avvolte dal fumo. Numerose le aziende evacuate, distrutti vari agriturismo. Sfollati gli ospiti del campeggio di Sciopadroxiu (Piscinas) come la colonia penale di Is Arenas, con i detenuti trasferiti sulla spiaggia. Hanno potuto fare rientro solo dopo il sorgere del sole. Da questa mattina centinaia di uomini di nuovo schierati. Mentre si presenta uno scenario desolante.
E tra i volontari salgono rabbia, desolazione, ma anche speranza. Questo il messaggio scritto dall'associazione Livas di Gonnosfanadiga: "La nostra ultima squadra ha appena fatto rientro a casa, gambe e braccia molli, occhi gonfi dal fumo e non solo. I nostri ragazzi sono esausti fisicamente e moralmente, avrebbero voluto dare aiuto a tutti ma quando ci si ritrova circondati dalle fiamme questo non può succedere perché il primo insegnamento anche durante tutti i corsi è pensare alla sicurezza. Oggi tanti di questi insegnamenti sono rimasti teoria e spesso la sicurezza, anche per loro, è stata solo una preghiera a Dio. Nessuno di loro dormirà, nessuno di noi e di voi lo farà, attendiamo con impazienza l'alba che sopraggiunge per tornare a cercar di far qualcosa per Gonnos, la nostra terra, i nostri compaesani perché ora siamo certi solo che da domani si penserà a RINASCERE!"