CAGLIARI. "Dicono che in Sardegna non c'è lavoro ma è pieno di pelandroni". Così qualche giorno fa Alberto Bertolotti, presidente della Confcommercio sarda ma anche titolare di uno stabilimento balneare a Chia, si lamentava con una punta di ironia per non aver avuto risposte alla sua offerta di lavoro, un posto da bagnino in spiaggia. Dopo lo sfogo social, Bertolotti aveva rincarato la dose in un'intervista a YouTg.net: "Nel mio stabilimento non assumo ci pensa solo allo stipendio". Parole che hanno scatenato un acceso dibattito. Pubblichiamo la lettera di un ingegnere e bagnino non perfettamente in linea con le parole del presidente di Confcommercio.
"Salve a tutti, mi chiamo Andrea e ho una laurea come ingegnere edile ambientale che ho raggiunto grazie alle stagioni svolte come bagnino di salvataggio. Per più di 15 anni ho lavorato in vari resort a 4 e 5 stelle, spiagge, piscine e spiaggia day nei Comuni. Purtroppo in questa enorme esperienza maturata negli anni ho constatato da parte dei titolari l’abuso che si fa di questa figura che purtroppo, pur di ottenere un lavoro, è costretta a subire.
Quindi da bagnino, anziché vigilare sull'incolumità dei bagnanti, mi sono trovato a fare l'operaio, il manutentore di impianti, di piscine, il giardiniere, il facchino, il trasportatore di ombrelloni e sdraio, il noleggiatore di pedalò, canoe e gommoni e tutto questo in concomitanza al servizio di sorveglianza in mare andando contro il regolamento a mio rischio e pericolo. Infatti la legge dice: ”Il bagnino, garante dell'integrità fisica dei bagnanti, deve tenere una condotta diligente tenendosi pronto ad intervenire per scongiurare sia pericoli evidenti sia pericoli subdoli”. Oltre a questo vorrei segnalare l'aspetto retributivo e contrattuale vergognoso al quale il bagnino di salvataggio è soggetto pur di poter lavorare. Allora, si va dai voucher al contratto part time pur lavorando full time.
Vorrei chiudere aprendo gli occhi a tutti i "bagnini non pelandroni" che come me si sono prostituiti pur di poter lavorare, a cosa vanno incontro nel caso in cui anziché vigilare si mettano a fare altro. La responsabilità del bagnino per mancato intervento e salvaguardia del natante comporta un reato di tipo omissivo. Cioè nel caso in cui il bagnino fa altro mentre una persona sta annegando e quella persona muore, commette il reato di omicidio colposo in forma omissiva.
Quindi a tutti i bagnini pelandroni che non hanno voglia di lavorare, e che fanno davvero il loro lavoro rimanendo fermi sopra una torretta a 30 gradi all'ombra per ore, state attenti e siate pelandroni nei confronti del vostro datore di lavoro se per pelandroni si intende rimanere fermi per ore a vigilare perché è questo il vostro lavoro. Studiatevi sempre le norme della capitaneria di porto e ricordatevi che la vostra forma contrattuale e il ccnl con 6 ore e 40 al giorno, un giorno libero alla settimana e una retribuzione netta di 1.350 € al mese .
Ciao a tutti i pelandroni sardi
Andrea Floris