Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Federico Pisu, che ci segue, e vuole dire la sua su come vive un passeggero del Ctm. I controlli a bordo ci sono, sostiene, ma si può fare di più. Soprattutto sulla linea 9.
I controllori, ormai poliziotti amministrativi, sono ormai considerati alla stregua di una prima linea contro la criminalità.
E un normale mezzo frequentato da pendolari, possono incutere la stessa sensazione di una buia strada di periferia, ma senza vie d'uscita. Dove in caso di «problemi» la polizia o i carabinieri intervengono alla prima fermata utile, ma «nel frattempo c'è da sperare che non accada nulla a bordo durante i consueti controlli dei ticket».
Eccola, la giungla quotidiana di chi viaggia e di chi lavora sui mezzi. Irregolari, malintenzionati, vandali, spacciatori. Hanno paura le passeggere e i passeggeri soli, ma ovviamente temono per la loro incolumità anche gli operatori del CTM.
Tra loro ci sono i “guerrieri coraggiosi” (controllori) che non rinunciano a fare questo mestiere.
L'inferno, infatti, esplode soprattutto sulle tratte in partenza da Piazza Matteotti a Decimo, nello specifico sulla linea 9.
«Oggi non ci sono più fasce orarie, prima queste cose accadevano solo di sera. Abbiamo paura perché questa gente non ha niente da perdere», testimonia una passeggera abitudinaria.
Tanto che la prima indicazione che viene data al personale che ha il compito di verificare i titoli di viaggio è di non fare questioni.
Possono sfociare in un attimo in un pugno, uno spintone o in minacce. Poche domande, dunque, senza insistere davanti al rifiuto di fornire le generalità. Una regola che può salvare l'operatore da «ripercussioni» anche una volta sceso a terra, in fermate che più che un “porto sicuro” sono a loro volta incubatori di degrado.
La prudenza non è sufficiente, visto che molte di queste persone sono straniere, irregolari, senza permesso di soggiorno e proprio per la paura di essere denunciate alle forze dell'ordine reagiscono in modo violento.
Per la maggior parte dei loro turni di lavoro i controllori, da quel che abbiamo visto, sono in gruppi che variano dalle due alle quattro/cinque persone. Proprio come i responsabili delle aggressioni. E il vero incubo è l'effetto branco. Spesso ci sono gruppetti di due, tre, quattro persone che si sentono forti e in grado di fare qualsiasi cosa, e quando interviene la Polizia si sono già dileguati.
La soluzione, senza bacchetta magica, è il rafforzamento delle misure di vigilanza, ma non solo a bordo.
L'esperienza di CTM, che gestisce il trasporto pubblico di Cagliari, insegna. I mezzi sono all’avanguardia, sorvegliati da telecamere collegate a una sala operativa, a sua volta in contatto con le forze dell'ordine. Riconoscere l’aggressore, ormai, non è più complicato. Bastano poche ore.