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Raffica di sequestri di canapa sativa, il coltivatore sardo: "Solo noi sardi discriminati, perché?"

 Sebastian-pili

CAGLIARI.È di oggi la notizia del sequestro di oltre una tonnellata di infiorescenze di canapa sativa: è stata trovata dalla Guardia di Finanza all'interno di un capannone a Bolotana. La lavorazione delle piante, in Sardegna, è vietata, nonostante il tasso di Thc quasi inesistente (quindi, per capire, non "sballa"). E si è trattato solo dell'ultima operazione di una lunga serie. Così ecco lo sfogo di Sebastian Pili, di Nurri, coltivatore di canapa sativa. Ci ha investito, sulla pianta. Lui, come tanti altri nell'Isola. Ma si trova ad avere a che fare con leggi che non tornano. Ecco la sua analisi, affidata ai social. 

Sono un coltivatore di canapa sativa di un piccolo comune al centro della Sardegna.

Da quest'anno, a causa di una direttiva della Procura Distrettuale di Cagliari, in Sardegna non si può lavorare la canapa, che in gergo tecnico, significa che non si può pulire il fiore dal resto della pianta. Essendo il fiore la parte che ha più valore nel mercato, io e altre centinaia, se non migliaia di coltivatori sardi, vorremmo capire perché in Sardegna è stata impedita la lavorazione, dato che la legge 242/2016 non la proibisce esplicitamente, e soprattutto perché questo fatto si è verificato solo in Sardegna.

Non mi dilungo troppo perché dovrei riportare un sacco di materiale che si può tranquillamente trovare nel sito federcanapa.it e anche nella pagina facebook Sardinia cannabis. Invito ad indagare su un presunto filo che porta molti agricoltori sardi a svendere le piante di cannabis senza essere lavorate a costi ridicoli, prodotto che poi viene lavorato e rivenduto profumatamente per fare la fortuna di imprenditori e rivenditori non sardi. A riguardo, riporto un post scritto da una sindaca di un altro comune sardo.

"Voglio tornare sul tema canapa sativa a seguito di un post letto sulla pagina dell'Assessora all'agricoltura, Gabriella Murgia. Non essendo una sua amica via social rispondo sul mio profilo. Ma non rispondo a lei, bensì al console Zoffili, delegato Lega per la Sardegna a fare gli interessi del Nord" (il riferimento è a una polemica nata sui social: l'assessore all'Agricoltura aveva riportato un'Ansa sulla canapa sativa e il coordinatore regionale della Lega era intervenuto per dire che lei dovesse pensare ai problemi degli allevatori e non alla canapa sativa, ndr)). L'On. Zoffili dovrebbe dire quello che sto per dire io.

Esiste un conflitto d'interessi che vede le regioni a trazione leghista (Piemonte e Lombardia) ove si può lavorare e commercializzare la canapa che viene prodotta in Sardegna. Quella stessa canapa che qui è droga nel nord sono soldi. Molti. La Regione Piemonte, forzista e leghista, ha inserito il fiore ad uso florovivaistico nella Legge Regionale piemontese. La legge non è mai stata impugnata quindi la medesima può essere approvata, pari pari, in Sardegna. In Sardegna però non esiste una legge ma anzi è da più parti osteggiata. 

La stessa regione non solo non legifera ma tiene ferme le domande di licenze per florovivaismo. Licenza con la quale sarebbe difficile denunciare i produttori sardi onesti. Così dopo le ultime accuse della Procura si è creato che i sardi devono svendere il prodotto grezzo agli italiani del continente. Di nascosto come i ladri. Ma a chi viene svenduto il prodotto? Ve lo dico io: alle regioni leghiste che hanno legiferato in materia di canapa industriale senza alcun imbarazzo e distinguendola dalla canapa indica (droga).

Quindi abbiamo una Lega che osteggia in Sardegna ed una Lega che promuove e regolamenta al nord apportando vantaggi economici enormi e mettendo i sardi in una condizione di sudditanza commerciale mai vista nella storia. Ho ricevuto diverse lamentele da parte dei miei cittadini in ordine alla mancata ispezione per l'ottenimento della licenza florovivaistica. Posso sapere cosa succede?

Possiamo avere una risposta SCRITTA del perché queste richieste sono inspiegabilmente inevase o dei motivi per i quali le domande vengono rigettate? La risposta cari amici la dobbiamo pretendere".