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La riflessione della studentessa sarda: "Mi chiami chirurgo, non signorina"

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CAGLIARI. "Mi chiami chirurgo, non signorina". È la giornata internazionale della donna e tra le tante riflessioni condivise in queste ore c'è quella di una giovane studentessa di Medicina e Chirurgia, che racconta in un post sui social "gli episodi di maschilismo" che una donna chirurgo si trova ad affrontare ogni giorno. "La chirurgia è un campo in cui gli uomini rappresentano la maggioranza sia a livello ordinario che, soprattutto, nei ruoli dirigenziali", scrive Sara, "Questo nella quotidianità di una donna chirurgo si manifesta con episodi di maschilismo, ad esempio nella scelta di chi tiene il bisturi o nella scelta della destinazione di un contratto di lavoro".
E "non bastano i colleghi", racconta, "infatti ci si mettono anche i pazienti: una donna in camice che si aggira tra le corsie di un ospedale viene raramente identificata come un medico, quasi mai come chirurgo. Chi non ha mai sentito “preferisco che l’intervento chirurgico venga effettuato da un uomo”? Un classico, in ortopedia. Un contesto in cui si storce il naso davanti a un periodo di maternità, in cui vige il “se avessi voluto fare la madre perché non hai scelto una specializzazione clinica”? Una donna con una professione dominata dagli uomini (i numeri parlano chiaro) non dovrebbe ritrovarsi di fronte alla necessità di integrarsi in una cultura ormai affermata, che non è accogliente nei confronti del sesso femminile". 
 
"È questo modo di pensare che deve cambiare dall'interno per lasciare il posto ad un lavoro che non badi alle differenze di genere. E si, non sono neanche lontanamente vicina alla laurea, ma la scelta tra una specializzazione chirurgica o medica non deve basarsi su tutto questo".