Questo il ritratto sul sito nazionale dell'Associazione nazionale partigiani italiani.
Dalla natia Sardegna si era trasferito nel Veronese. Qui ha trascorso la giovinezza e ha affrontato le esperienze che gli avrebbero segnato la vita. Membro del secondo CLN di Verona, il 4 luglio 1944 Bocchetta è arrestato dai fascisti. Rinchiuso prima a Montorio Veronese (nelle casermette della 40ma Legione della MVSN), poi nel carcere degli "Scalzi" e, infine consegnato ai nazisti, per il giovane antifascista comincia il dramma della deportazione. Dal lager di Bolzano, il 5 settembre 1944 Bocchetta è deportato in Germania. A FlossenbŒrg lo immatricolano col n° 21.631. Poi lo mandano a Hersbruck (sottocampo di FlossenbŒrg). Resiste per la sua forte fibra e, come racconterà poi, per l'aiuto di Teresio Olivelli.
Nel maggio del 1945, durante la "marcia della morte" da Hersbruck verso la Baviera, Bocchetta riesce a fuggire e a rientrare in Italia. Nel 1949 (si è nel frattempo laureato in filosofia a Firenze) decide si andare nelle Americhe. Dapprima in Argentina, dove si mette in luce come ceramista, poi in Venezuela, dove lavora come insegnante di latino e dove si afferma come scultore. Nel 1958, l'ex deportato passa negli USA. Vi resterà sino al 1972, insegnando (ha conseguito una seconda laurea), letteratura comparata all'Università di Chicago e proseguendo, con grande successo, nella sua attività di artista. Sue opere sono sparse in mezzo mondo, ma qui si ricordano soltanto Cipresso (monumento al 17 luglio 1944 a Verona), il monumento alla Resistenza veronese denominato Dona Chiot e quello di Caprino Veronese Omaggio a Pertini.
Da quando è tornato in Italia, Vittore Bocchetta si è impegnato molto per tenere alti i valori della Resistenza. Ha reso testimonianza anche con la partecipazione al documentario Spiriti Liberi 1941-45: ribelli a Verona. Lo ha fatto ancora nel luglio del 2007, allorché ha saputo che l'amministrazione leghista della città ha designato a rappresentarla, nell'Istituto per la Resistenza di Verona, un "camerata". Andrea Miglioranzi, il candidato neofascista, è già stato tre mesi in carcere per aver partecipato ad un pestaggio ed aver "istigato all'odio razziale". Lo scultore nonagenario ha così commentato: "Qui è peggio del periodo di Hitler; a Verona manca totalmente la memoria storica".
- Redazione