CAGLIARI. Architetta: si può dire, è giusto e ora c'è anche il timbro autorizzato dall'ordine di Cagliari che "si adegua ai tempi e alle esigenze di quella che ormai in molti considerano una corretta declinazione linguistica". Lo ha deciso il consiglio composto da 11 componenti, cinque dei quali donne.
Nel 2017 fu per primo l'Ordine di Bergamo ad approvare una delibera di analogo contenuto. Poi seguirono altre città come Roma, Torino, Milano, Modena, Treviso. Al momento sono poco meno di una decina.
Da oggi anche a Cagliari, chi volesse utilizzare il termine Architetta, dovrà semplicemente fare richiesta all'ordine: "Non c'è alcun obbligo, ma la possibilità di farlo. È un'opportunità in più che si offre a chi lo desidera", spiega Teresa De Montis, presidente dell'Ordine che conta312 donne su un totale di 723 iscritti. Si tratta del 43%, un numero rilevante, in costante crescita e che conferma una tendenza nazionale dove, secondo i dati di Inarcassa su un totale di 155.209 iscritti, il 42% - pari a 65.907 – è rappresentato dalle donne.
“La declinazione al femminile è contenuta da sempre nei dizionari italiani, dimostrando la natura non neutra del termine. Ma, come accaduto per altri status professionali (si pensi a ministra, medica, arbitra che erano in uso già con il latino), ha ceduto il passo alla versione maschile”, ha raccontato la sociologa e linguista Vera Gheno in un recente intervento pubblico sul linguaggio di genere a cura della Fondazione Siotto e della Scuola Baskerville.L'Ordine del capoluogo sardo prende dunque posizione su un tema dibattuto da decenni, ma che negli ultimi tempi ha assunto sempre maggiore rilevanza, portandosi dietro naturalmente anche una buona dose di polemiche. "Abbiamo ricevuto una richiesta formale e motivata da parte della nostra iscritta Silvia Mocci. Ci è sembrato naturale accoglierla. Risale al 1987 il rapporto di Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana ed in particolare il terzo capitolo Raccomandazioni per un uso non sessista nella lingua italiana, commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da allora seguirono numerose indagini e ricerche in vari campi fino ai riconoscimenti da parte dell'Accademia della Crusca, del Miur che le ha inserite nelle proprie linee guida, fino all'Agenda 2030 che, tra gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, non poteva non includere il raggiungimento dell'uguaglianza di genere. Che evidentemente passa anche attraverso l'uso corretto della lingua", conclude la De Montis.
"Ritengo che il timbro con la dicitura “Architetta” contribuisca alla continua costruzione di un'identità professionale sempre più consapevole e riconosciuta e che costituisca un primo tassello inscritto all'interno di un più ampio dibattito culturale per la parità di genere – ha argomentato la Mocci rivolgendo la richiesta all'Ordine -. Credo che contribuisca a sviluppare una cultura partecipata dell’uguaglianza in generale e specificatamente nel campo dell’architettura".
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