CAGLIARI. “Ho la febbre alta da una settimana, ho fatto il tampone giorni fa ma non mi hanno ancora comunicato il risultato”. È la denuncia di Valeria Sollai, avvocatessa cagliaritana che racconta “una situazione ai limiti del paradosso”.
I primi sintomi. “Ho iniziato con molta debolezza, ero al lavoro e sono svenuta in bagno”, racconta. Poi è arrivata la febbre alta, la forte nausea e la perdita del senso dell’olfatto e del gusto. Alla comparsa di questi sintomi sospetti la Sollai ha deciso di autoisolarsi per tutelare la sua famiglia e i suoi conoscenti. “Nessuno me lo ha imposto. Sono abbandonata a me stessa senza sapere quale sarà l’esito di tutto questo. Continuo a stare male ma non ho ricevuto neanche una telefonata di assistenza”, spiega. “Per precauzione mio marito e mia figlia di 9 anni non vanno né a lavoro né a scuola. Non è possibile rimettere solo al buon senso di ciascuno di noi la cura del nostro Paese. Abbiamo bisogno di supporto, di risposte certe e immediate. 72 ora di attesa per un tampone mi sembrano troppe anche per una questione di salute mentale oltre che fisica".
I sospetti. La preoccupazione cresce anche perché il marito e il figlio di una collega di Valeria sono ammalati di coronavirus e al momento sono ricoverati al Santissima Trinità. “Il mio medico di base mi ha detto che se i miei sintomi dovessero peggiorare chiamerà l’ambulanza e mi porteranno in ospedale”, continua. “Anche mio cognato è nella mia stessa situazione. Sta peggio di me, ha molta tosse e la febbre alta da almeno dieci giorni. Gli hanno fatto il tampone e ancora nessun risultato”.