Storie

"Ciao assessore, sono Filippo: bambino sardo autistico e voi mi avete abbandonato"

Filippo

 

 

CAGLIARI. Lui è Filippo Concas. È un bambino autistico di Cagliari. E da 130 giorni è stato lasciato senza terapia. Come tutti coloro che vivono la sua condizione. Perché gli ambulatori sono rimasti chiusi. Su di lui il lavoro degli specialisti aveva fatto effetto: Filippo rispondeva, stava migliorando. Il lockdown e la conseguente interruzione dei trattamenti lo hanno fatto regredire. E il padre, Emanuele, torna a scrivere alla Regione, all'assessorato alla Sanità. Perché la situazione è insostenibile. Ecco la sua lettera, integrale. 

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Pubblicato da Emanuele Concas su Lunedì 13 luglio 2020
 

Buongiorno Regione, Buongiorno Assessore, sono Filippo Concas, come state? Io male.

Ormai siamo arrivati al traguardo dei 130 giorni senza terapie. CEN-TO-TREN-TA giorni, oltre 4 mesi, QUAT-TRO! Come posso ringraziarvi? Vorrei incontrarla Assessore, vorrei incontrarvi per avere da voi almeno una spiegazione, una soltanto perché possiate spiegarmi questa comunicazione del 6 luglio scorso della Asl di Olbia, che cito ad esempio: “E’ ripresa oggi da Budoni e Arzachena l’attività di Anagrafe canina garantita nella Assl di Olbia dai Veterinari del Servizio Veterinario dell’Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche…”. Avete riaperto (giustamente per carità!) l’Anagrafe canina e tenete chiuse le S.C. di Neuropsichiatria infantile? Eh no ! Fatemi capire, perché qui davvero o sono io uno scemo e non capisco un accidenti o siamo alla frutta. Cito questa nota stampa ad esempio, ma potrei citarne altre, a decine.

Assessore si rende conto di cosa significano 130 giorni senza terapia per un bambino autistico? Anzi, per decine, centinaia, di bambini autistici sardi? Assessore, Lei ha idea di cosa significhi vedere un figlio autistico che si sforza di parlare e non ci riesce? Lei ha idea di cosa significhi per un essere umano non poter interagire con il suo prossimo? Sa cosa significa vedere un figlio che soffre? E rivedere i movimenti stereotipati delle mani, del capo, del volto, del corpo in generale che grazie alla terapia erano quasi scomparsi ? Sa cosa significa vedere e sentire le urla di un bambino autistico annoiato? Sa cosa significa vedere un bambino autistico che si copre le orecchie per non sentire quello che per lui è chiasso infernale? Sa cosa significa vedere un figlio autistico in crisi? Io si Assessore, lo vedo tutti i giorni. Filippo soffre, e soffre non per causa sua, perché non ha colpe per la sua condizione. Soffre per cause non dipendenti da lui. Perché Filippo aveva risposto molto positivamente alle terapie, ma oggi, dopo ben 130 giorni (glielo ripeto, non si sa mai che non l’avesse capito) sta regredendo vistosamente. E questo da genitore, da cittadino sardo prima che italiano, non posso più tollerarlo.

Vorrei che mi spiegasse, visto che i centri privati hanno ripreso le attività, cosa c’è che ostacola la riapertura della Strutture della Asl di Cagliari, che ha in carico Filippo e la ripresa dell’attività terapeutica. Mi può spiegare con parole semplici ma con motivazioni ragionevoli quali sono i motivi di questo blocco, che ormai è diventato intollerabile?

Le rammento che il 22 giugno scorso ho inviato una pec al Suo Assessorato, all’Ats, alla Asl di Cagliari chiedendo di conoscere la data di ripresa dell’intervento riabilitativo. Nessuna risposta. Niente! Ma le pare normale? Non chiedevo molto, ma almeno la cortesia di un cenno di riscontro. Sarebbe bastato un poco di educazione nel rispondere ad un cittadino che chiede venga rispettato un suo diritto. Sarebbe bastato anche un solo “non lo so”.

Le ricordo Assessore, che Filippo (e tutte le persone affette da autismo come lui ) HA DIRITTO alla terapia perché il diritto alla salute è un diritto garantito dalla Costituzione dello Stato Italiano. Non sta di certo a me ricordarle che l’Articolo 32 testualmente recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Non è mia abitudine caro Assessore andare a rompere le scatole a nessuno, ma in questo caso ho il dovere di farlo, ho il dovere di farlo per mio figlio e per altre centinaia di persone che non possono rivendicare i loro diritti.

Non sono il portavoce di nessuno, badi bene, sono semplicemente un genitore molto arrabbiato (avevo scritto un altro termine che rende meglio l’idea ma l’ho sostituito). Sono un cittadino sardo e italiano che paga le tasse e perciò esigo che i servizi vengano erogati nel rispetto dei diritti che spettano a mio figlio. Tanti amici, Assessore, mi hanno proposto di andare da lei per "risolvere" il problema. Ho declinato l'invito. Sarei andato volentieri a conoscerla se si fosse trattato di una pizzata, di un aperitivo, ma qui si tratta di giustizia. Perché non chiedo favori. Lei per me rappresenta un’istituzione, quella che è responsabile di questa situazione. Della sua persona non ho nulla da osservare. Me ne guarderei bene. Ho da sollecitare invece l'istituzione che lei rappresenta. Un'istituzione immobile, afona, sorda. Orribilmente, inspiegabilmente, sorda. Non posso andare da Lei e trascurare decine, centinaia di bambini che hanno gli stessi diritti di Filippo e non hanno le stesse possibilità si denunciare quello che sta accadendo. E ribadisco che non rappresento nessuno.

Ad ogni buon conto Assessore “procurad’e moderare barones, mirade chi sas aeras minettana temporadas. Contra de sa prepotenzia, cominzat sa passienzia in su pobulu a mancare. Seges zente cunsizzada male, iscultade sa 'oghe mia”. Non traduco in italiano, lo faccia lei, questa è la mia lingua, è lingua sarda, è la lingua di Filippo, ed è quello che farò per lui.