Storie

Patate "straniere"? "Le sarde esaurite per l'emergenza Covid, noi trasparenti": la replica della coop

Patate-gialle

CAGLIARI. Le patate prodotte in Sardegna non sono state sufficienti a coprire l'accresciuto fabbisogno causato dall'emergenza coronavirus e il conseguente aumento della domanda da parte della Grande distribuzione: "Cosa avremmo dovuto fare? Lasciare il  mercato senza approvvigionamento, in questo momento pesante per tutti noi, e  cedere spazio ad altre aziende magari non sarde e che magari si approvvigionano ugualmente dall'estero?": Gianfranco Siddu, responsabile del reparto ortofrutta della cooperativa produttori sardi di Arborea risponde così alla polemica innescata dall'indipendentista di Liberu Pier Franco Devias, che acquistato quello che pensava fosse un prodotto tutto sardo si è accorto che in realtà le patate provenivano dalla Francia. "Qui ci sono stati solo gli imbustatori", ha spiegato, "mentre si dice di comprare sardo. Mancano le patate? Basta produrle", ha aggiunto. La coop risponde anche su questo. 

Ecco la nota integrale della Coop, firmata da Siddu.

Naturvì è infatti un marchio commerciale, garantito dalla Cooperativa di Arborea, ma che  non certifica la provenienza locale del prodotto.

L'emergenza Covid - 19, ha portato a un incremento della domanda del prodotto patata, facendo si che il prodotto dei nostri soci, programmato, coltivato e conservato per garantire l'esigenza commerciale fino al mese di giugno, sia risultato insufficiente a coprire la domanda da parte della Grande Distribuzione.

Cosa avremo dovuto fare secondo il caro Sig. Devias, lasciare il mercato senza approvvigionamento, in questo momento pesante per tutti noi lasciare spazio ad altre aziende magari non sarde e che magari si approvvigionano ugualmente dall'estero? Anche perchè, in Sardegna, i quantitativi di prodotto adatto al confezionamento sono in questo periodo molto limitati, per ragioni squisitamente tecniche legate al ciclo produttivo che certamente il Sig. Devias conosce bene. 

Infatti, la raccolta della patata novella da parte dei nostri soci inizierà quest'anno verso il 15 maggio (stiamo cercando di anticipare il più possibile) e fino al quel momento non possiamo sempre garantire la provenienza locale del prodotto, avendo quasi esaurito, come detto, le scorte di prodotto del ciclo autunno/invernale raccolto a partire da gennaio.

Ci guardiamo bene quindi di commercializzare un prodotto di provenienza "straniera" con il nostro marchio principale e utilizziamo un marchio commerciale, indicando, come richiede la normativa, la provenienza del prodotto e garantendo, in ogni caso, le caratteristiche di qualità e di sicurezza  del contenuto del sacchetto.

Informiamo il Sig. Devias che questa azienda di "imbustatori" ha investito e continuerà a investire per migliorare e potenziare la produzione dei soci e la capacità di gestione del prodotto in stabilimento, proprio con l'intento di garantire la commercializzazione di una patata locale per la maggior parte dell'anno;  l'agricoltura però non è una catena di montaggio e per arrivare a raccolta ci vogliono 5 mesi nel ciclo autunno/invernale e 4 nel ciclo primaverile/estivo, per cui, quanto viene programmato sulla base delle potenzialità commerciali (circa 200 ettari di superficie tra i due cicli) non può essere modificato in corso d'opera, quando ci si trovi di fronte a situazioni particolari, come per esempio una calamità naturale o il Covid -19. 

A meno che il Sig Devias, sicuramente grande esperto di produzione pataticola, visto che afferma "basta produrne di più", venga a suggerirci come migliorare la nostra organizzazione aziendale.