CAGLIARI. La Festa di Sant'Efisio sarà limitata dalle restrizioni per il coronavirus. E c'è chi non ci sta. Non, almeno, alle condizioni stabilite dalla Prefettura. Perché se viene quasi accettato lo slittamento al 3 maggio del viaggio del santo da Cagliari a Nora (non quindi nel tradizionale primo del mese), viene duramente criticata la scelta di far saltare le tappe nelle chiese dei paesi intermedi: Capoterra, Sarroch e Villa San Pietro. "Un'offesa alla tradizione, un atto senza precedenti: un unicum storico che scriverà, in senso negativo, la storia", La lamentela arriva con una lettera indirizzata a tutte le istituzioni firmata dal presidente dell'associazione Visit Sarroch, Luca Tolu. Ecco il suo intervento.
Gent.mi tutti,
consci della particolare situazione d'emergenza nella quale si trovano le istituzioni civili e religiose con la responsabilità di far fronte ai bisogni di cittadini e fedeli, vi rubiamo solo pochi minuti del vostro tempo relativamente all'imminente appuntamento del 3 Maggio, data identificata per lo scioglimento del voto di Sant'Efisio.
Apprendiamo dal comunicato stampa dalla Prefettura che sarà una Festa segnata dall’attuale fase emergenziale. Domenica 3 maggio 2020 il simulacro del martire guerriero attraverserà le vie della città di Cagliari per recarsi direttamente alla Chiesa di Nora. Al termine delle funzioni religiose che si terranno in quella località, Sant'Efisio rientrerà nella stessa giornata direttamente nel capoluogo isolano alla Chiesa di Stampace. Tutte le fasi si terranno con la sola presenza degli officianti, dei rappresentanti dell'Arciconfraternita del Gonfalone e dell'Alter Nos e il trasporto del simulacro avverrà tramite un automezzo.
Suddetta procedura è naturalmente positiva per quanto concerne l’arrivo a Nora e lo scioglimento del voto nella Chiesa di Stampace, ma lascia comunque l’amaro in bocca per quanto concerne l’evitabile offesa alla tradizione che in particolare le comunità di Capoterra, Sarroch e Villa San Pietro dovranno subire vedendosi negato l’accesso del Simulacro nelle proprie chiese.
Non vogliamo utilizzare termini impropri, ma ci troviamo di fronte ad un autentico “divieto d'ingresso” nei confronti del Martire Glorioso nelle chiese di Capoterra, Sarroch e Villa San Pietro, così come nella Chiesa di San Giovanni Battista a Pula. Ciò rappresenta un atto senza precedenti: un unicum storico che scriverà, in senso negativo, la storia.
Un fatto del genere non si era mai verificato in passato, nonostante epidemie, alluvioni e conflitti mondiali. Perfino in epoca sabauda negli anni successivi a “sa ciappa” del 1794, in tempi di ribellione della “natzione sarda”, si è arrivato a sopprimere in modo definitivo il passaggio del Santo nelle Chiese lungo il cammino. Nemmeno le inondazioni e allagamenti che colpirono il ponte della Scafa nel 1847, 1898 e 1907, impedirono al Santo di visitare le Chiese aggirando la laguna e passando da Assemini. Infine, nemmeno le due Guerre Mondiali fermarono Efisio: ancora oggi, le immagini di Marino Cao del 1943 fanno emozionare, con il Simulacro caricato sul camioncino del latte che si fa largo nella Cagliari bombardata e nella Piazza della Chiesa di Santa Vittoria a Sarroch.
Quanto da voi deciso all’unanimità nella riunione del 16 aprile 2020, con la proibizione del passaggio nelle storiche tappe all’interno di questi paesi - anche solo per una Messa a porte chiuse o una semplice benedizione senza concorso di popolo come richiesto dai fedeli dei quali ci facciamo portavoce - è una brutta ferita inferta ai nostri cuori, oltre che uno sfregio alla memoria delle nostre comunità.
Che cosa penserebbero di questa situazione i nostri avi che tanti sacrifici hanno fatto per consegnarci intatta la tradizione?
Custodire e tramandare una tradizione di fede è testimonianza del valore che una comunità da alla fede stessa. Per chi è credente, non è certamente una questione di "folclore". Anzi, questa parola, usata e abusata, è diventata lo strumento retorico per sminuire il valore della fede e la grandezza di una cultura. Semplicemente, il cuore di un credente è bisognoso di punti di riferimento: si può ringraziare il Santo Martire anche un altro giorno, ma la negazione di questa libertà, di questi simboli e di questa vicinanza, è una perdita difficile da comprendere.
Per il cristiano è importante attestare la presenza del Santo nel presente. Esiste chi ogni giorno, in alcune aree del mondo dove i cristiani sono perseguitati, sacrifica la propria vita per questo principio. Alle istituzioni non si chiede l'irresponsabilità di un "liberi tutti" in spregio delle prescrizioni anti pandemia, ma di garantire la vicinanza di Efisio anche nei centri abitati di quei comuni che da più di 350 anni ricevono la sua visita e benedizione.
Per questo riteniamo si debba evitare di sacrificare l'integrità di un rito così importante affrontando la Festa di Sant'Efisio come un mero problema di ordine pubblico anziché un valore da custodire e una tradizione da tramandare.
Chiediamo quindi di consentire almeno un breve passaggio del Santo – rigorosamente senza concorso di popolo come da disposizioni anti Covid-19 - in tutte le tappe del cammino.
Chiediamo alle autorità politiche e religiose, rappresentanti dei cittadini e dei fedeli, di farsi portavoce del popolo di sardi e devoti che chiedono la vicinanza del Santo, pur restando dentro le proprie case.
Chiediamo ai sindaci dei comuni coinvolti di farsi portavoce del disagio delle proprie comunità che si sentono impotenti e abbandonate di fronte all’imminenza di una decisione che spazzerà via il valore di 363 anni consecutivi di accoglienza ininterrotta al Simulacro del Santo Martire nelle nostre chiese.
Siamo fiduciosi che si saprà prendere in considerazione quanto espresso e proposto.
In attesa di ricevere la vostra risposta alla presente e conoscere le vostre azioni in merito, inviamo a tutti voi i nostri migliori saluti e auguri di buon lavoro.
- Redazione