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Coronavirus, ondata di commozione in Sardegna per la morte del medico

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CAGLIARI. Conosciuto e stimato. Una formula, a volte di rito, che i giornalisti usano spesso quando scrivono di qualcuno che muore. Ma Nabeel Khair lo era davvero, conosciuto e stimato. Grande il cordoglio che accomuna tutti coloro che lo hanno conosciuto, quando hanno appreso della sua morte avvenuta in Terapia intensiva del Santissima Trinità, dove Khair era stato ricoverato dopo il contagio da coronavirus. È morto a 63 anni anni dopo essere rimasto attaccato per tre settimane a un respiratore che purtroppo non gli ha salvato la vita. Troppo gravi le sue condizioni quando è stato trasportato in ospedale: il virus lo ha ucciso. 

Palestinese, rappresentante della sua comunità in Europa, Nabeel Khair era sardo d'adozione. Risiedeva a Quartu. Nell'Isola  viveva da tanti anni. Da quando vi era approdato da studente universitario. Era la guardia medica di Aritzo, medico di famiglia a Tonara, e prima ancora responsabile del primo soccorso in aeroporto a Elmas. Un uomo impegnato politicamente. E noto, molto noto. La commozione viene espressa sui social, in questi tempi di epidemia, perché non potrà esserci un'alternativa all'ultimo saluto. 

"Nabil", lo chiama così lìex presidente dell'Anpi Marco Sini, "era un palestinese di Beit Saur, un sobborgo alla periferia di Betlemme e proveniva da una famiglia cristiana.
Ti ricordo ragazzo, studente universitario, appena arrivato a Cagliari", scrive rivolgendosi idealmente all'amico, "la tua festa di Laurea in medicina con la tua adorata madre, nei tanti momenti che abbiamo vissuto insieme nell'impegno politico per l'affermazione dei legittimi diritti del popolo palestinese e nella amicizia familiare. Nabil era un uomo di dialogo e di pace. Un abbraccio forte a Rita a Samar e Fuad, ai tuoi fratelli e a tutti i tuoi cari". 

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"Un dolore immenso", scrive invece l'ex assessore alla Cultura del Comune di Cagliari Paolo Frau, "Nabeel non ce l'ha fatta ed è volato via. Non lo dimenticherò mai. Ricorderò per sempre il viaggio assieme in Palestina, la sua mamma, la sua famiglia, le visite ai campi profughi, l'incontro con Arafat. Ricorderò per sempre la sua grande umanità e il suo impegno. Un ultimo abbraccio, fratello".

"Quanto mi dispiace, soprattutto non poter partecipare al suo funerale", dice invece Paolo Pisu, ex consigliere regionale ed ex sindaco di Laconi, "Nabeel è stato per me un fratello, un amico e un compagno di tante battaglie, in difesa del popolo palestinese e dei popoli senza stato. Lo conoscevo da quando era ragazzo, a capo dei GUPS ed io Segretario di DP Sarda. Quante iniziative, discussioni appassionate, momenti tristi per le tragedie del suo popolo, altri di gioia per i pochi risultati conseguiti, per aver costruito una famiglia, il lavoro. Conservo i documenti e foto che ci riguardano, con la cura di una persona cara. Addio caro fratello, ti ricorderò per sempre, assieme ai tanti amici comuni". 

In lutto anche i comuni barbaricini dove il medico lavorava: "Apprendiamo con tristezza e sconcerto della morte di un nostro medico di base", si legge sulla pagina istituzionale del comune di Tonara, "Porgiamo a tutti i familiari e alle persone a lui vicine le più sentite condoglianze da parte della Amministrazione Comunale e della comunità tonarese".