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"Io violentata in guardia medica: lavoriamo ancora in tuguri senza sicurezza"

CAGLIARI. Aggredita, violentata e sequestrata per un’ora e mezzo durante il suo servizio di guardia medica. Serafina Strano, dottoressa siciliana di 52 anni, l'ha raccontata oggi a Cagliari la sua storia drammatica vissuta a settembre dello scorso anno a Trecastagni, in provincia di Catania.

“Nonostante mi sia battuta da subito, il problema della sicurezza nei locali delle guardie mediche, non è stato stato superato. Sono dei tuguri, è necessario avere una vigilanza, un’azione urgente, in Italia esistono solo iniziative a macchia di leopardo”, ha detto Serafina Strano, ospite dell'Ordine dei medici  che oggi ha voluto ricordare Roberta Zedda, uccisa nel 2003 durante il suo servizio nell’ambulatorio di Solarussa.

L'Ordine ha avviato una serie di iniziative su come comportarsi in caso di aggressione. “Istruiamo sull’approccio psicologico, come calmare e fermare l’impeto e lo slancio violento delle persone”, ha spiegato Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine dei medici di Cagliari. “Il primo consiglio è quello di non aprire la porta della guardia medica nel momento in cui si sospetta che ci sia un soggetto recidivo che periodicamente ritorna, gli individui sono sempre gli stessi”. Altro progetto da parte dell’ordine professionale, è quello di di avere una centrale operativa per filtrare la qualità delle chiamate da parte dei pazienti.