MILANO. “Il mio addio al Cagliari è stato interpretato male dai tifosi, la cosa mi dispiace”. Così Nicolò Barella, ex rossoblù e attuale centrocampista dell’Inter, si racconta a cuore aperto in un’intervista all'interno del podcast “Senza Vedersi Mai”, dell’attore teatrale e radiofonico Matteo Caccia. Dai primi calci al pallone all’età di 3 anni e mezzo nella scuola calcio Gigi Riva, fino all’esordio in prima squadra e con la nazionale, tanti i temi toccati durante l’intervista.
“Sicuramente sono cambiato tantissimo col passare del tempo, sono cresciuto sia come età che come esperienza. Prima ero molto più, come diciamo in Sardegna, ‘murvone’, molto chiuso in me stesso. Ora cerco di godermi tutto”, dice Barella.
“Non è stato facile andare via dalla Sardegna, soprattutto per come siamo fatti noi sardi, molto legati alla nostra terra”, spiega.
Nonostante siano passati ormai anni dall’arrivo in casa neroazzurra, il centrocampista spiega come la Sardegna, e Cagliari in particolare, rimangano nel suo cuore: “Io sono nato e cresciuto a Cagliari, il mio sogno è sempre stato quello di giocare e vestire quella maglia”.
“Come mi sono avvicinato all’Inter? Ho amici e parenti che la tifano ed essendo nato nel 1997 ho vissuto tante vittorie dei neroazzurri, quindi per me l’Inter è sempre stata tra le grandi e ho sempre simpatizzato per loro. Quando vinceva l’Inter ero contento come se avesse vinto il Cagliari”, racconta l’ex rossoblù.
E sulle altre offerte ricevute prima della chiamata dell’Inter Barella spiega: “Molte mie scelte sono state dettate dal fatto che tifoso del Cagliari e per rispetto del club e dei tifosi ho scelto di non prendere alcune strade”.
“Purtroppo, la narrazione di quando sono andato via da Cagliari è stata un po’ distorta, ma va bene lo stesso, il tifoso può criticare, lo rispetto. Mi dispiace che sia stata raccontata male ma si va avanti”, continua il calciatore.
Barella ha poi raccontato il rapporto speciale che aveva con Rombo di Tuono, l’idolo di tutti i sardi, fino alla sua scomparsa avvenuta il 22 gennaio sorso. “In molte cose, come nel rapportarsi alla vita, è stato il mio maestro. L’ho sempre stimato. Gigi era amato in Sardegna perché era un sardo, più sardo dei sardi. La mia stima nei suoi confronti deriva anche da questo”, spiega.
“Quando lui è andato via io ho fatto una scelta molto dura che non è stata capita da tutti, soprattutto a Cagliari, ovvero non andare al suo funerale, perché tutto quello che ho vissuto con lui lo volevo tenere per me” – racconta Barella – “volevo fare una cosa diversa, non volevo farmi vedere in tv quindi ho deciso di organizzare una cosa suo figlio Nicola. Siamo andati insieme in cimitero a trovarlo. È una cosa che non può essere capita da molti, ma mi sono sentito di fare così”.
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