CAGLIARI. “Il mio prossimo obiettivo è tenermi mia moglie, il secondo è quello di tornare a correre nel deserto, ne ho bisogno: sarò il primo al mondo a farlo senza gambe e senza braccia, ma devo riuscirci”. Roberto "Massiccione" Zanda ha lanciato le sue sfide durante la presentazione del suo libro “La vita oltre” e del video, girato da Giuliano Chiarabini, che racconta le sue imprese. È passato più di un anno da quel 6 febbraio 2018, quando l’ultramaratoneta ha vissuto la notte più lunga e fredda della sua vita, a 50 gradi sotto zero tra i ghiacciai del Canada: un’esperienza che gli è costata l’amputazione delle gambe, di una mano e di parte dell’altra.
La serata di ieri è iniziata con la proiezione del video che l’Accademia d'arte di Cagliari ha voluto dedicare a “Massiccione”. “Quando rivedo quel filmato non mi riconosco, mi sento una persona distaccata, diversa. Oggi parlo con il cuore, non con la testa. Le emozioni sono sempre le stesse, rivivo quelle notti, non sono mai voluto arrivare primo. Quando stavo per partire, ero determinato a fare quella gara, quando prendiamo una decisione é quella giusta. Ero convinto di farla, l’ho fatta e ne accetto il risultato. Oggi vivo come un bambino, ho imparato a camminare, a vestirmi, a cucinare, lavare i piatti, a lavare in terra, ad alzarmi da solo”.
Il 61enne cagliaritano gira per le scuole della Sardegna a raccontare la sua storia ai ragazzi, e lo fa anche davanti ai detenuti del carcere di Uta. Al suo fianco c’è sempre Giovanna, sua moglie che ha sposato due anni fa. “È una donna fortissima, mi è rimasta sempre accanto, ha sofferto più di me”.