Scienza e tecnologia

Il Cashback? Sembra proprio un Texas Hold'em di Stato

In questo periodo sta avendo vasto risalto mediatico il lancio dell’App IO Italia,  una nuova applicazione mobile che, installata sul proprio cellulare,  permette a tutti di attivare sulla propria carta di credito la funzione di CASHBACK, per ottenere la restituzione del 10%  di quanto si  acquisti con quella carta.

Il "Caskback di Stato", insieme alla  “Lotteria degli Scontrini”, sembrano essere il fulcro del nuovo piano CASHLESS ITALIA  messo a punto dal Governo per incentivare l’uso di carte di credito o debito e app di pagamento elettronico, al fine di modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente.

 

Nel sito istituzionale questo  programma di CashBack  viene ampiamente descritto come un fantastico modo per innovare il nostro paese.

E gli esperti governativi della comunicazione, per incentivarne l'uso,  ricorrono a paroline magiche  come  “Extra Cashback di Natale” accompagnate da una grafica vivace, colorata e accattivante che, non a caso, ricorda  quella di una slot machine o, ancora meglio, di un  Texas Hold’em  Online.

Se qualcuno di voi si chiedesse come mi permetta di paragonare il "piano strategico del governo per combattere l’evasione fiscale e per avviare la digitalizzazione del paese" come viene letteralmente definito sul sito, a dei subdoli giochini mangiasoldi in grado di arricchire i proprietari dei Casinò che troviamo ovunque nel mondo, cercherò di approfondire meglio il discorso.   

Anche perché, in effetti, se si trattasse di Casinò in luoghi “fisici”  si tratterebbe forse di "gioco d’azzardo” e, se non erro, in Italia sarebbero vietati anche se, in deroga al codice penale, di Casinò veri nel nostro paese ne abbiamo attivi addirittura 4. Su tale fronte infatti abbiamo leggi lacunose e soggette frequenti elusioni anche prima del codice Rocco.  

A dire il vero erano 5 fino a pochi anni fa. Ma il Casinò di Campione  è stato dichiarato fallito dal tribunale il 27 luglio 2018. Però sono ancora attivi ad oggi  il Casino de la Vallée di Saint-Vincent, il Casinò di Sanremo e il Casinò di Venezia, con due sedi: una a Ca' Vendramin Calergi e l’altra  in località Ca' Noghera.  Ma non credo che i clienti di questi Casinò italiani si accontenterebbero delle basse vincite al Cash Back Italia. 

In effetti stiamo parlando di giochini online che, come le slot machine che troviamo nei bar e locali pubblici, non sono vietati. Anzi sono tutti ben regolamentati  grazie alla legge 266 del 2005, infatti li controlla l’AMMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato).    Perché, dietro  a questi giochini online c’è un’industria che movimenta un fatturato di circa 110 miliardi l’anno, in un settore importantissimo con circa 150mila occupati che rappresenta un introito annuale di ben 10 miliardi di euro per lo stato italiano. Un settore in crescita esponenziale, soprattutto quest’anno, probabilmente anche grazie alla pandemia visto quanto dichiarano gli stessi addetti del settore.

Quindi, come ogni buon giocatore di poker che si rispetti, non dovremmo aver paura di andare a sederci al tavolo di gioco virtuale di questo bel “Texas Hold’em statale” per capire se lo Stato Italiano abbia davvero  in mano un poker d’assi o se si tratti di una qualche sorta di tentato bluff.

Secondo quanto ci dice il sito del Governo, il programma Cashback Italia si articolerà in quattro periodi, ciascuno indipendente dagli altri: quello appena iniziato è  un primo periodo sperimentale detto  “Extra Cashback di Natale”, che andrà dall’8 al 31 dicembre 2020.  I tre periodi successivi dureranno ognuno sei mesi, andando in sequenza da gennaio fino al 30 giugno 2022.

Oltre al Cashback,  dal 1° gennaio 2021 ci viene detto verrà istituita una "Classifica" con i primi 100mila partecipanti che, nel singolo semestre di riferimento, abbiano totalizzato il maggior numero di transazioni con carte e app di pagamento registrati ai fini del Programma, che avranno un Super Cashback di 1500 euro.  

Quindi, gli estremi per il successo di massa di questo “giochino online” sembrerebbero esserci tutti. Un sistema elettronico di gioco, una "SCORE LIST" con i punteggi dei migliori player, una serie di “micro vincite” in denaro su ogni transazione e, dulcis in fundo, la mega vincita finale. Infatti ben 8 milioni di italiani hanno già attivato l’App IO Italia, con l’intento di usarla a pieno ritmo durante lo shopping pre-natalizio, Sempre che le minacce di  lock-down in arrivo lo consentano.

Ma, dopo aver valutato gli aspetti a favore, andrei anche a verificare alcuni  aspetti contro.  Il primo di  questi punti  a sfavore, che secondo me svilisce totalmente  l’efficacia di questo programma come forma tecnologica di lotta contro l’evasione fiscale,   è sicuramente  il fatto che  quello che viene restituito realmente non è certo il 10%  su qualsiasi acquisto. Si ha soltanto e banalmente un rimborso di 15 euro al massimo. Anche se la cifra dell’acquisto, fatto con la carta registrata  in un negozio qualsiasi, superasse di molto  i 150 euro non si potrebbe avere indietro di più.  E non potrebbe avere di più nemmeno  un cliente disonesto che, ipotizziamo, in accordo con il negoziante tentasse il classico “escamotage all’italiana”,  cercando di parcellizzare in scontrini e  pagamenti più piccoli  un importo superiore ai 150 euro, per poter ottenere più rimborsi.

Non  sarebbe per lui  possibile avere più di quei 15 euro perché  l’App IO rileverebbe l’anomalia e la cosa potrebbe comportare anche la sospensione del suo account.  E, anche nell’arco di ben 6 mesi con 50 acquisti, la cifra massima rimborsabile non può comunque superare i 1.500 euro.

In virtù di questo primo aspetto dubito quindi che qualcuno, lato cliente, possa mai davvero ritenere  che sia  la misera restituzione di 15 euro il migliore antidoto di stato  contro l’evasione fiscale quotidiana e multimiliardaria. Dubito anche che un cliente qualsiasi, usando solo questa motivazione, possa tentare di  opporsi ad un professionista  o un artigiano disonesti che si rifiutino di fargli una fattura per la loro prestazione, facendo intendere che così  risparmierebbe ben il 22%  dell’intero importo, ovvero l’IVA.   

Quindi, se la si osserva dal lato di un malcapitato cliente, la mancanza di reale efficacia di questa soluzione contro l’evasione fiscale è abbastanza evidente. Ma si potrebbe anche obiettare che se questa soluzione di rimborso fosse applicabile da ambo le parti, sia lato cliente che lato fornitore, allora forse sarebbe ben più efficace. 

E’ questa purtroppo una considerazione da profano, basata sul semplice buon senso. Dubito la abbiano pensata in tal modo anche gli  “economisti” o  i consulenti e strateghi finanziari, assoldati dal Governo, che hanno contribuito a progettare questo programma Cashback.  Perché una apposita clausola del programma prevede che nessuna partita IVA possa utilizzarlo.

Questo significa che, ad esempio,  un piccolo  artigiano non potrà mai ottenere nemmeno 15 euro di rimborso,  per gli acquisti di materiali  o servizi utili per svolgere la sua attività.  Anche se lui, al pari di qualsiasi cittadino,  per acquistarli abbia usato  la propria carta di credito, registrata attraverso l’App IO Italia e il programma Cashback.

Dal primo punto di vista,  legato alla lotta reale  all’evasione fiscale, mi sembra davvero un’arma di ben poca efficacia. Però vorrei  analizzare il programma Cashback anche sotto  l’altro aspetto, quello che spinge il Governo italiano a dichiarare quanto  sia importante usare quest’applicazione per favorire la digitalizzazione del nostro paese. Sotto questo aspetto, effettivamente, l’App IO Italia appare innovativa e sicura perchè il suo processo di registrazione si basa sull’uso della  CIE (Carta d’Identità Elettronica) e sullo SPID (Sistema pubblico di Identità Digitale).

Stiamo parlando in questo caso di due capisaldi della digitalizzazione in Italia. La CIE è attualmente posseduta da oltre 17 milioni di cittadini  mentre lo SPID,  stando quanto riportato da AGID (Agenzia per l’Italia digitale)  ha raggiunto quest’anno circa  13,7 milioni di utenti che, anche grazie all’avvio del Cashback sono sicuramente destinati ad aumentare.  Quindi dal punto di vista dell’innovazione e della sicurezza nel  “trattamento dei dati personali” l’uso di CIE e  SPID  offre tutta la  GDPR Compliance necessaria e le  garanzie del caso per mettere al riparo il Governo da facili illazioni e anche dall’insorgere di dubbi e perplessità che  hanno invece decretato il fallimento dell’App. Immuni, il software per  il tracciamento dei contatti Covid19 sviluppato da una azienda privata.  

Di questo fallimento di Immuni abbiamo parlato anche qui su YouTG in un precedente articolo.  

Ma, verrebbe da chiedersi: chi sono realmente queste decine di  milioni di  utenti in grado di utilizzare la CIE e lo  SPID per poter configurare il proprio accesso all’App IO Italia?

E’ perfettamente lecito anche dubitare che, dietro lo sbandieramento di questa mole impressionante di  30 milioni di cittadini, che lo Stato dichiara in possesso dell’uno o l’altro sistema di riconoscimento digitale, ci siano anche molte persone, giovani e in età lavorativa  che, per ovvi motivi,  li posseggono entrambi.  Per gli stessi ovvi motivi ci saranno molte altre persone, spesso anziani o comunque esclusi dal modo del lavoro, che  anche possedendo una Carta di identità elettronica rilasciata dal proprio Comune, non siano in grado di abilitarla come sistema di riconoscimento.

Queste persone "digitalmente escluse" saranno ancora meno in grado di utilizzare la propria CIE per acquistare qualcosa con il proprio bancomat collegato all’App IO Italia, per ottenere il  rimborso che giustamente gli spetta. Quindi, sotto quello che sembra un importante meccanismo inclusivo del mondo digitale pubblico, si rivela la minaccia di creare una ennesima disparità di trattamento e una nuova forma di “gap” anagrafico, sociale e anche economico,  tra chi si può permettere di essere digitalmente incluso nel meccanismo di rimborso pubblico delle spese e chi invece non può permetterselo.

Solo un riscontro finale, al termine del programma,  sui valori di reale  utilizzo dell’App IO Italia, ci potrà far capire l’impatto sulla popolazione e l'efficacia della digitalizzazione di questi processi.

Quel che è certo è che, sempre adottando comportamenti di buon senso,  ci sarebbe stata immediata e  maggiore efficacia  se un meccanismo di questo tipo si fosse realizzato senza lotterie o altre banalità da gioco d’azzardo. Bastava forse semplicemente applicare una qualche forma di “riduzione” automatica  legata a detrazioni o  credito d’imposta  per l’esercente, in quota pari al rimborso dichiarato sullo scontrino fiscale rilasciato al cliente a fronte di un pagamento con carta.. Questo sarebbe stato realmente un processo “Cash Less”. Senza necessità di un percorso ad ostacoli per ottenere un successivo "Back" di pochi spiccioli.

Agire secondo  buon senso avrebbe facilitato la vita di tutti e contribuito a semplificare l’enorme, ennesima, mastodontica macchina burocratico/amministrativa messa in moto per rimborsare pochi euro a qualche milione di cittadini.  Senza scomodare un paio di ministeri, l’agenzia delle entrate, 4 diversi sistemi informatici nazionali e anche senza interessare  nel processo tutto il sistema bancario.   

Ma, forse,  il vero motivo per cui questo programma Cash Back sembra esser nato è proprio questo. Sembra indubbio che il meccanismo del Cash Back  incentiverà le transazioni bancarie e  i loro movimenti di moneta virtuale sui circuiti di credito e sui conti correnti e abituerà i cittadini ad usare la carta e la moneta virtuale anche per piccole transazioni.  Ma, se ci si fa caso,  anche l’attuale azzeramento delle commissioni bancarie sulle transazioni soggette a “cash back” riguarda solo quelle sotto i 5 euro  ed è comunque una cosa temporanea.  Quando l’uso delle carte e della moneta virtuale avrà sostituito quasi totalmente  il contante anche nelle piccole transazioni, i consumatori saranno talmente abituati al sistema da permettere che il costo delle transazioni bancarie venga riattivato.

Ecco che,  alla fine,  forse ci si arriva a intuire quale sia realmente  il grande “bluff” del nostro “Texas Hold’em  di Stato”.  Un ennesimo tentativo di canalizzare, con ogni metodo,  il “potere di spesa” di ogni singolo individuo e ancor di più spronare la sua  “propensione” verso la spesa, anche oltre le proprie necessità e capacità.  Perché  l’intenzione di spendere sempre più, anche per beni superflui e inutili,  a costo di indebitarsi per lungo tempo,  rappresenta il meccanismo su cui si basano, da sempre,  le regole di domanda e offerta del mercato.  

Quel meccanismo del  “produci, consuma e crepa” su cui si  regge  l’intero sistema capitalistico di produzione e consumo senza limiti delle risorse e delle merci. 

Dai nostri risparmi ma soprattutto dal desiderio di spendere sempre più, indotto con qualsiasi mezzo in ognuno di noi, dipendono l’economia finanziaria, la stabilità dei mercati, delle borse e dei sistemi bancari, ovunque e  non solo ad occidente.   E’ anche ovvio che, nei periodi di grande crisi come questo, pure si fosse tutti in possesso di un alto potere di spesa personale, e così non è,  nessuno avrebbe più  molta  intenzione di spendere i propri risparmi.  Per questo c’è bisogno di meccanismi di stimolo come questo giochino del “cash back” statale. Che appare come il classico “specchietto” per le allodole.  

E le allodole siamo noi dato che  l’Italia è notoriamente uno dei paesi al mondo con altissima  propensione al risparmio  privato. Stiamo parlando di molti miliardi complessivi,  conservati e dispersi nei conti correnti di ogni famiglia.  Il risparmio privato si accentua soprattutto nei momenti di futuro incerto. E  rappresenta da sempre un “trend” patrimoniale  in costante crescita sul quale si basa  grossa parte del sistema economico e finanziario. Patrimonio privato “indisponibile” solo all’apparenza, su cui il sistema bancario e i tanti meccanismi finanziari del “mercato” cercano sempre di mettere le mani.

Con questo sistema Cash Back, anche lo Stato sembra aggiungersi ad essi. Alleandosi per il  processo di stimolo alla spesa (o allo spreco). Insomma, non si vince nulla alla fine di questo poker.  Ma chi vi partecipa si accorgerà di aver speso molti euro prima di poter reclamare un davvero misero cash back.  

Da quei molti euro che ognuno di noi si dimostrerà in grado di spendere in più,  anche grazie alla lotteria degli scontrini e al cashback, ma soprattutto da quanti debiti la massa ignara dei cittadini sarà disposta a fare per poter comprare qualcosa che non gli serve davvero,  dipenderanno le magnifiche e progressive sorti , oppure  il tracollo, di qualsiasi Stato, qualsiasi Banca o  qualsiasi Azienda.