CAGLIARI. Dai Dorian Gray a “The Missing Boys”: l’artista e cantante sardo, Davide Catinari, veste i panni del regista per la prima volta con un docufilm che uscirà in autunno, per riportare indietro e far rivivere agli appassionati la New Wave, quel “linguaggio” - dice Catinari - che nei primi anni 80 tra Cagliari e Sassari era molto diffuso e si è poi perso nel tempo.
Un film nostalgico? No, per Catinari si tratta di un’opportunità per le nuove generazioni che non hanno vissuto il periodo a cavallo degli anni 80 di affacciarsi a quel genere poco conosciuto e che, come spiega, meritava più spazio.
Secondo progetto, ideato sempre da Catinari e presentato per la prima volta ieri sera a Cagliari, è la colonna sonora del docufilm, che racchiude 13 brani e che raccoglie le testimonianze dei protagonisti del genere New Wave. Il disco ospita tracce dei Crepe Suzette (la primissima band di Catinari) insieme ad una nutrita schiera di altre band tra le più rappresentative della scena wave in Sardegna negli anni ottanta: Rosa delle Ceneri, Physique Du Role, Agorà, Maniumane, Polarphoto, Demodé, Weltanschauung, Ici On Va Faire, Vapore 36, Anonimia, Autosuggestion, Quartz. Una soundtrack che è stata molto gradita dal produttore discografico emiliano Oderso Rubini, anche lui presente durante la serata, che ha raccontato come abbia deciso di produrre e distribuire il vinile.
Alla presentazione, ospitata all'interno del locale Yaqqu in via Piccioni era presente un folto pubblico e sono intervenuti durante una animata discussione numerosi musicisti appartenenti alle band anni ottanta. Molti di loro nonostante una discreta età anagrafica, sono ancora in attività con diversi validi progetti musicali che hanno contribuito a creare nuovi e interessanti percorsi artistici in Sardegna nel corso di oltre 40 anni.
Il tono di tali interventi è sembrato spronato dallo stesso spirito degli esordi, ed è stato tutt'altro che nostalgico. Molti si sono focalizzati sulle numerose difficoltà che da sempre si scontrano con il fare musica "alternativa" soprattutto in Sardegna.
Difficoltà che, negli ottanta certamente di più, ma anche oggi, erano e sono date dalla lontananza geografica ed economica dai luoghi oltre Tirreno, in Italia e in Europa, dove la musica di questo tipo viene suonata da tanti, musicisti e artisti, viene apprezzata dal pubblico e sempre più spesso viene supportata a livello finanziario da sponsor privati e anche dalle istituzioni pubbliche.
Tra i motivi di discussione è emerso quindi ben chiaro come non sia mai stata la carenza di idee e creatività o il basso livello culturale, artistico e musicale, dei musicisti e delle band Sarde a costituire il "gap" che rende distante la scena musicale isolana dal resto del mondo. Anzi. Sotto tutti questi aspetti la scena musicale Sarda, a detta di tanti estimatori e addetti ai lavori che operano fuori dalla Sardegna, ha sempre dimostrato di poter competere ad armi pari con altre scene musicali d'Italia e del resto del mondo, ben più note e blasonate.
Il limite reale e molto tangibile, il divario che ha sempre costretto in esilio molti dei nostri artisti è dato invece dalle tante distanze, che non sono solo distanze geografiche che comportano costosi viaggi per nave o via aerea per poter fare anche solo una data o un tour dal vivo fuori dalla Sardegna. Rappresentano una distanza, spesso ancor più insormontabile, anche le troppe carenze infrastrutturali, logistiche ed economiche di questa Sardegna.
Carenze aggravate dalla scarsa sensibilità fino ad oggi dimostrata dalle amministrazioni pubbliche locali che sotto l'aspetto della cultura musicale, hanno spesso dimenticato di valorizzare qualsiasi scena alternativa sia lontana dalle logiche di circuiti di mercato o dagli artisti "mainstream". Le logiche di nicchia che muovono i circuiti artistici di matrice underground non sembrano interessare le nostre istituzioni, perché non sono in grado di muovere, fosse anche solo per un unico mega-evento di Capodanno, grandi pubblici e grande consenso, peraltro ottenuti attingendo a ingenti risorse finanziarie di Comuni o Regione.
L'assenza in Sardegna di una "Music Commission" regionale, in grado di promuovere e tutelare qualsiasi ambito di produzione musicale indipendente, è apparso essere un altro importante limite per lo sviluppo di iniziative future in questa Isola. Un limite per tutti quei circuiti artistici e musicali che pur non facendo grandi numeri sono la linfa vitale per lo sviluppo di qualsiasi futura scena artistica, creativa e musicale. E costituiscono anche una leva importante per la qualità della vita e per il benessere delle giovani e future generazioni.
E non parliamo ovviamente solo di musica jazz, rock o alternativa ma anche di musica etnica e popolare, una music commission istituzionale potrebbe dovrebbe essere in grado di valorizzare e potenziare tutti questi ambiti. Come avviene in altre Regioni italiane, come l'Emilia Romagna da cui proviene il produttore discografico Oderzo Rubini.
L'insieme di tutti questi elementi ha fatto emergere come, ancora oggi, sia difficile per gli artisti sardi della scena alternativa e underground, non soltanto produrre e promuovere, ma anche distribuire e portare in giro dal vivo le proprie opere.
Una difficoltà che, come ha ammesso lo stesso Davide Catinari, rispondendo ad una nostra domanda diretta, rende arduo anche solo poter dire dove e quando, in quali sale e quali circuiti, sarà possibile vedere questo suo interessante film.
- Daniele Chirico