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Licenziato dopo trent'anni dall'azienda in cui aveva perso la mano: al suo posto un robot

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MILANO. Licenziato per far posto a un robot. Non è la trama di un romanzo di fantascienza né una canzone di Rino Gaetano ma la triste realtà di Osmu Labib, operaio 61enne di origini marocchine, allontanato dall'azienda di Melzo (Milano) a cui aveva già "donato" una mano, la destra, rimasta sotto la pressa in un incidente occorso nel marzo '91. Oggi, dopo trent'anni di onorato servizio all'interno della Greif Italia s.p.a, ramo italiano di una multinazionale che produce taniche e altri contenitori, Osmu lascia il posto a "Paint cap applicator", una nuova macchina che - si legge nella lettera di licenziamento "per giustificato motivo oggettivo con esonero dal preavviso" - "svolge in automatico il medesimo lavoro sino a oggi da lei svolto". Un'autentica beffa che arriva a soli quattro anni dal pensionamento. "Lavorare lì per me era la vita - commenta Osmu - che almeno mi paghino i contributi". Sarà il suo legale Mirko Mazzali a tentare di scrivere il lieto fine a una storia - rilanciata da Il Giorno e rimbalzata su tutti gli organi di stampa nazionali - che ha il sapore amaro dell'ingiustizia.