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Italiani scomparsi in Messico, svolta nelle indagini: "Venduti dalla polizia a un gruppo criminale"

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MESSICO. Venduti dalla polizia a una banda di criminali. Svolta nelle indagini sulla sorte di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, i tre italiani scomparsi in Messico lo scorso 31 gennaio: quattro agenti della polizia – dichiara il procuratore generale Raul Sànchez in conferenza stampa – sono stati arrestati con l’accusa di aver venduto padre figlio e nipote di origini napoletane a una “banda del crimine organizzato di Tecalitlàn” con la complicità del capo della polizia locale Hugo Enrique Martinez Muniz, attualmente irreperibile. Non è ancora chiaro se i tre siano finiti nelle mani del Cartel Jalisco Nueva Generacion, una delle organizzazioni criminali più potenti del paese centroamericano. Quel che è certo – assicura il procuratore – è che le ricerche continuano senza sosta.

Stando alle ricostruzioni del quotidiano Publimetro Raffaele Russo, 60enne con precedenti in Italia per frode, viveva in Messico sotto falso nome e nel 2015 era stato arrestato per frode e corruzione nello stato di Campeche. Il 26 gennaio, cinque giorni prima della scomparsa, si era riunito in un hotel di Ciudad Guzman con il figlio Antonio, 25 anni, e il nipote Vincenzo, 29 anni, arrivati in Messico insieme ad altri sei italiani.