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Il matrimonio "queer" di Michela Murgia, tutta la famiglia in abito bianco: "Non mi considero una sposa"

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ROMA. Un matrimonio controcorrente, "queer" come lei definisce la sua famiglia. Michela Murgia, ha celebrato in modo particolare le nozze con Lorenzo Terenzi: abiti bianchi, disegnati dalla stilista di Dior Maria Grazia Chiuri, per tutta la famiglia e non solo per la sposa come vorrebbe la tradizione.

"Quando Maria Grazia Chiuri mi ha detto “voglio disegnarti l’abito da sposa” ho provato imbarazzo - scrive Murgia su Instagram -: non mi considero una sposa. Il fatto che tutti continuino a romanticizzare la questione e farci le congratulazioni non cambia la realtà: io e Lorenzo abbiamo firmato un contratto con lo Stato per avere diritti che non c’era altro modo per ottenere così rapidamente. Sappiamo che abbiamo fatto uso di un privilegio: mutuo, adozioni, agevolazioni fiscali, sono tutte cose che, se le chiedessimo ora, ci sarebbero concesse in quanto due e in quanto maschio e femmina, ma per questo abbiamo dovuto ricorrere allo strumento del binarismo eterosessuale come norma naturale dei rapporti, cioè quello contro cui ci siamo sempre battuti".

“Vorrei rendere politico il nostro vissuto per mostrare che abbiamo trovato un altro modo per stare insieme, un modo che il governo vorrebbe ridurre a stranezza sociale da perseguitare e invece è già la vita normale di tante persone. Maria Grazia Chiuri mi ha detto: ho capito perfettamente, dammi tempo e ti propongo una cosa. Tre giorni dopo mi ha mandato i bozzetti di una intera mini-collezione familiare che interpreta alla perfezione lo spirito queer del nostro stare insieme. Completamente bianca per tutti, de-sacralizza il colore nuziale, che cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro. Nella collezione di cui ci ha fatto dono, realizzata ad hoc, ci sono solo pezzi intercambiabili, no gender, tra i quali ciascunə ha scelto la combinazione che meglio esprimeva la sua identità. Sul mio vestito c’è un ricamo prezioso di perline: “God save the queer”, la stessa frase che appare sulla t-shirt personalizzata. Quel che siamo, multipli forti, è perfettamente rappresentato da questo incredibile discorso di tessuti e modelli, frutto della sensibilità creativa di una donna, un’amica, che ogni giorno mi dà lezioni di generosità, acume e professionalità".