BANARI. Sarà la più grande foto di gruppo del mondo mai dedicata a una comunità locale. Nessuno ha mai messo insieme tutti gli abitanti di un paese per uno scatto di gruppo. Il 4 agosto Banari, grazie al click del fotografo Marco Ceraglia, entrerà nel libro dei record. Il paese della provincia di Sassari, piccola comunità a trazione agricola, sarà ricordato per un primato originale: i suoi 600 abitanti, non troppi di meno, sabato 4 agosto si ritroveranno e faranno da modelli per uno scatto di portata storica.
L’ATTESA. Il tam tam è già partito, le attività di animazione di Marco Ceraglia e OrdinariMai, l’associazione culturale di cui è presidente e anima, sono in una fase avanzata. Nelle piazze e negli slarghi del piccolo centro, ma anche nelle case dei banaresi, è partito il conto alla rovescia. Ognuno è stato dotato di un piccolo block notes da 50 fogli, ciascuno dei quali riporta un numero decrescente. Lo zero è fissato per quel sabato pomeriggio d’inizio agosto in cui tutti gli abitanti di Banari e i compaesani tornati in famiglia per l’estate, si ritroveranno nella piazza, cuore pulsante di questa piccola comunità, per consegnarsi alla storia grazie a una gigantesca, curata e partecipata fotografia di gruppo.
LA FINALITÀ. A dirla tutta, il guinnes dei primati non è la priorità di Ceraglia, del suo entourage, dell’amministrazione comunale e dei partner pubblici e privati che hanno aderito con entusiasmo al progetto. “La foto di gruppo più grande del mondo” è anzitutto un esperimento di arte relazionale, una performance site specific attraverso cui Banari, il territorio, la Sardegna – ma idealmente tutte le piccole comunità locali d’Italia e del mondo che affrontano lo stesso problema – reagiscono creativamente, grazie all’arte, al problema dello spopolamento. A ispirare il progetto è proprio la constatazione dei flussi migratori che interessano tantissimi Comuni sardi.
IL COINVOLGIMENTO. La parte più complessa del progetto è il coinvolgimento degli abitanti. Solo l’adesione massiccia e univoca della comunità locale farà vivere il progetto. I piccoli centri assistono impotenti al calo dei residenti, cui corrisponde una diminuzione dei servizi. È una spirale: più persone vanno via, più servizi vengono a mancare e ancora più persone sono costrette a ad andarsene. A Banari 600 abitanti non si sono ancora arresi, scelgono di vivere a contatto con le loro radici familiari, nelle loro case. La foto servirà per gridare con forza e originalità che la loro è una comunità vera. Grandi, vecchi, anziani, lavoratori, studenti, ragazzi, bambini, emigrati, fuori sede, infermi e volontari che li assistono: nessuno deve mancare. Solo così l’opera potrà definirsi partecipata e avrà la forza delle grandi imprese, ricordata come esempio in Sardegna, oltre Tirreno e fuori dai confini nazionali.