In Sardegna

Terremoto in Regione, Maninchedda si dimette: "Torno all'Università". Ecco il testo integrale della lettera a Pigliaru

Maninchedda

CAGLIARI. L'assessore regionali ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda si è dimesso. Ha inviato una lettera al presidente della Regione Francesco Pigliaru nella quale ha dichiarato di essere stanco di essere indicato come l'uomo che vuole fare l'indipendenza mentre sta al governo della Sardegna con i partiti italiani. Un'opinione che ha bollato come causata da una certa "faciloneria", fuori e dentro la giunta. Anche se il leader del Partito dei sardi dice che la sua è stata solo una decisione dettata da motivi personali: "Domani riprendo servizio all'università", scrive.  E chiede anche al governatore di non abbandonare le battaglie per le  quali lui, Maninchedda, si è speso da assessore. Come la realizzazione della Sassari-Olbia, che rientra nella più grande partita con l'Anas come controparte,  il controllo delle centrali elettriche Tirso 1 e Tirso 2, la riqualificazione di Sant'Elia e il grande piano di finanziamento delle piste ciclabili in Sardegna. 

Difficile prevedere quali possano essere le conseguenze politiche della decisione dell'(ormai ex) assessore. Il suo partito aveva fatto una recente "campagna acquisti" tra  i consiglieri regionali. Dalla lettera Maninchedda sembra augurarsi che il presidente continui nella sua esperienza alla Regione. Nel centrosinistra, nei giorni scorsi erano convinti di poter avere i numeri per continuare a governare anche senza l'apporto dei manincheddiani. Mentre si faceva sempre più insistente la voce dell'esistenza dell'asse sotterraneo tra il leader macomerese e il presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras. Le solite chiacchiere della politica?

Intanto però è successo qualcosa. Da qualche tempo i rapporti in giunta si erano fatti tesi. Risale a qualche giorno fa l'uscita di Franciscu Sedda (Pds) contro l'assessore al Bilancio Raffaele Paci, che aveva imputato alle mancate riforme italiane la lentezza della ripartenza - o la semi stagnazione - della Sardegna: "La verità è che noi dobbiamo ora più che mai fare a meno dell’Italia", scriveva Sedda, "Questa è la verità. Che piccolo è chi piccolo si sente. Perduto è chi si vuole perdente". E questo è un punto politico. Uno dei tanti. 

Ma è solo una decisione dettata da motivazioni politiche? Lo stesso Maninchedda ha sottolineato le ragioni personali. E questo, invece, potrebbe essere un altro punto dal quale potrebbero partire altre direttrici che aprono nuovi scenari.    

DI SEGUITO LA LETTERA INTEGRALE CHE MANINCHEDDA HA SPEDITO A PIGLIARU

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