NUORO. Quella pecora tosata con le zampe legate, con la scritta "Carpisa" sulla pelle, trasportata a mo' di borsetta da un allevatore ha fatto infuriare gli animalisti. "Maltrattamento", hanno gridato.
L'immagine è stata postata sulla pagina "Nucleo Operativo Italiano Tutela Animali", con il seguente messaggio: "Ogni giorno lavoriamo con serietà ed impegno, in sinergia con le Autorità, per fermare le infinite crudeltà cui vengono sottoposti tantissimi animali in ogni parte d’Italia, proprio come dimostra la “civiltà” di questo allevatore, che si prende gioco della vita di una povera pecora che ha strappato alla madre e destinata al macello". Poi l'appello: non insulti, ma opere di bene. Ossia: donazioni: "Adesso non commentare con insulti. Non serve a nulla. Aiutaci piuttosto a fare sempre di più per individuare e fare incriminare questi criminali". Invece gli insulti arrivano. A decine. Fino a quando si scopre che quell'allevatore è sardo, forse di Bitti. E molti compaesani spiegano: maltrattamenti? Macché: quel ragazzo ha salvato la pecora perché è caduta da un dirupo e in Sardegna vengono usate delle tinte apposite per il bestiame. Insomma: niente maltrattamenti. Anzi.