In Sardegna

Siccità in Sardegna: l'annata 2016-2017 è la più calda di sempre

CAGLIARI. L'annata 2016-2017 in Sardegna è stata la più calda tra tutte le serie storiche disponibili, con il livello di piogge più basso dagli anni Quaranta del secolo scorso. Lo rivela l'analisi agrometereologica e climatologica della Sardegna per il periodo ottobre 2016-settembre 2017 pubblicata negli ultimi giorni dal Dipartimento meteoclimatico dell'Arpas.

L’annata 2016-2017 è stata la più calda, rispetto alle serie storiche disponibili per la Sardegna: le temperature massime dell’annata risultano di circa più 2.3 gradi centigradi superiori alla media 1971-2000. Il valore si inserisce in un evidente trend crescente delle temperature massime tale per cui il periodo 2016-2017 risulta essere il più caldo in assoluto, il 2015-2016 il secondo più caldo, il 2014-2015 il terzo più caldo e il 2013-2014 il quinto più caldo di sempre. 

Il periodo è stato caratterizzato da sommatorie termiche (accumulo di gradi giorno sopra 0°C e 10°C) ben al di sopra della media di riferimento 1995-2014, a causa delle alte temperature che hanno contraddistinto l’autunno 2016 e il periodo primaverile-estivo 2017. Anche gli indicatori di disagio riflettono le condizioni termiche dell’annata: i valori di WCI (Wind Chill Index - indice di freddo) del quadrimestre dicembre 2016–marzo 2017 sono stati meno critici rispetto al dato medio 1995-2014, ad eccezione del mese di gennaio che è stato decisamente freddo; i valori di THI(Temperature Humidity Index - indice di temperatura e umidità) e HI del periodo giugno-agosto sono stati superiori alla media pluriennale su tutto il territorio regionale. Hanno contribuito all’anomalia termica le numerose e prolungate onde di calore del bimestre luglio-agosto che sono state rilevate da numerose stazioni. Tra luglio e agosto 2017, infatti, si sono verificate sei onde di calore di intensità variabile da lieve ad alta.

siccita

Per quel che riguarda le precipitazioni, il 2016-2017 è stato particolarmente avaro di piogge: le precipitazioni del periodo ottobre-settembre non risultavano così poco frequenti sin dagli anni ’40 del secolo scorso e i cumulati sono stati i più bassi dal 1999-2000. L’intera annata può essere divisa in due periodi nettamente distinti: un primo semestre caratterizzato da precipitazioni ben distribuite temporalmente, ma con cumulati di entità molto diversa tra i diversi territori della Sardegna e un secondo semestre quasi completamente privo di piogge.

Nel primo semestre gli apporti piovosi sono stati decisamente deficitari sulla Sardegna occidentale, mentre sulla Sardegna orientale i cumulati sono risultati in linea con la climatologia o anche superiori, ma i valori sono stati condizionati da due singoli eventi piovosi caratterizzati da cumulati particolarmente elevati: l’evento del 19-21 dicembre 2016 e quello del 21-22 gennaio 2017. Se non si tenesse conto di quei due eventi, infatti, anche i totali registrati nella Sardegna orientale risulterebbero fortemente deficitari. 

A partire dalla prima decade di febbraio, la scarsità di apporti piovosi che ha interessato l’intera Isola ha determinato una sensibile riduzione dell’umidità dei suoli e condizioni di intenso stress idrico alla vegetazione spontanea e alle coltivazioni. A partire dalla primavera le condizioni di siccità agricola hanno interessato anche il versante orientale che nel periodo invernale aveva ricevuto i maggiori apporti idrici. 

Il lungo periodo siccitoso ha notevolmente condizionato gli accrescimenti delle specie foraggere, con conseguente scarsa produzione di foraggio per il pascolamento e per la fienagione. Anche i valori dell’indice di vegetazione, sotto media, riflettono le condizioni di stress idrico legate all’andamento siccitoso che ha caratterizzato l’annata 2016-17. La diffusione dei pollini è stata superiore nella stazione di monitoraggio di Sassari rispetto al periodo 2015-2016. 

Gli scarsi apporti idrici hanno determinato sui corsi d’acqua e sugli invasi del sistema idrico multisettoriale della Sardegna un forte deficit, in particolare per quelli del settore occidentale, con percentuali di riempimento comprese nel mese di settembre tra 10% e 20% circa e con conseguenti limitazioni nella disponibilità di acque per l'uso irriguo e restrizioni dell’erogazione per gli usi civili.