CAGLIARI. "Lila Cagliari avendo preso atto dell’incresciosa situazione causata dallo spostamento del centro Hiv dal Policlinico Duilio Casula al San Giovanni di Dio, avvenuto in 48 ore e senza nessuna comunicazione ai pazienti, ha scritto alla direzione sanitaria e atteso inutilmente risposte alla richiesta inviata come organizzazione di pazienti e di cittadini", lo fa sapere l'associazione con una nota.
"Nel frattempo, ha ricevuto 178 e-mail di pazienti seguiti dal centro Hiv del Policlinico Universitario, provenienti da tutto il territorio. Pazienti disorientati per essere stati ignorati e trattati come pedine sullo scacchiere della sanità sarda.
Tutti preoccupati per la complicazione di doversi recare in due ospedali diversi, prima al San Giovanni di Dio per la prescrizione della terapia e successivamente al Policlinico per il ritiro dei farmaci, con la difficoltà di conciliarlo con i tempi lavorativi. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’amministrazione sanitaria è stata avviata una petizione online che in meno di 5 giorni è arrivata a quasi 400 firme (QUI IL LINK).
Per queste ragioni il 19 maggio 2025, dalle ore 11, Lila Cagliari ha organizzato un sit-in di protesta nei pressi del San Giovanni di Dio, con il supporto di altre organizzazioni del territorio tra cui: il Tribunale per i diritti del Malato, Associazione ARC e Cittadinanza Attiva. Come espressamente indicato nella richiesta all’Azienda Ospedaliero Universitaria chiede che la terapia venga consegnata nello stesso ambulatorio del San Giovanni di Dio in cui il centro è stato trasferito, evitando ai pazienti e alle pazienti di doversi recare in due presidi diversi, distanti tra loro 8 km, e porre così fine a una situazione poco rispettosa della loro dignità e del diritto alla salute", si legge.
“Una persona con Hiv che assume regolarmente la terapia non è in grado di trasmettere il virus. L’aderenza alle terapie deve essere facilitata e non ostacolata dalle istituzioni, in quanto è fondamentale sia per la salute individuale che per la salute pubblica, è prevenzione attiva nei confronti della diffusione del virus”, dichiara Brunella Mocci presidentessa di Lila.
“Per questo siamo stupiti dell’ evidente disinteresse dell’Azienda riguardo alle complicazioni a cui si sottopongono i pazienti. Così come colpisce che non si ritenga importante rispondere a un’organizzazione che da oltre 30 anni si occupa di questi temi e rappresenta le persone con Hiv, per le quali chiede rispetto. Una presa di posizione che non accetta confronti e ritiene di non dover dare spiegazioni su quanto sta accadendo è intollerabile. Soprattutto da parte di un’Azienda sanitaria pubblica che ha un ambulatorio di eccellenza sull’Hiv. Cosa della quale probabilmente non è ad oggi pienamente consapevole”, conclude.