CAGLIARI. “In questo momento abbiamo un patrimonio suinicolo di circa 160mila animali con circa 60mila scrofe. Cito il dato sulle scrofe perché è l’elemento che ci da la dimensione e la potenzialità che abbiamo di produrre suini in Sardegna”. A parlare è Gianni Battaccone, docente del Dipartimento di Agraria all’Università di Sassari, in occasione della riunione che si è tenuta questa mattina nella sala Anfiteatro della Regione a Cagliari per il riconoscimento del marchio Igp per il porcetto sardo. Un incontro a cui hanno partecipato il comitato promotore della richiesta, allevatori e sindacati agricoli per completare il percorso verso l’ottenimento del bollino giallo-blu di una delle pietanze tipiche della Sardegna. Un riconoscimento che ha come obiettivo quello di salvaguardare i circa 11mila allevamenti suini della Sardegna. “È necessario per tutelare il nostro prodotto e differenziarlo da altri che vengono spacciati per sardi. Con l’Igp porcetto di Sardegna così come avviene con l’agnello sardo noi possiamo tutelare le nostre produzioni e ne beneficia quella che è l’economia isolana”, spiega il presidente del comitato promotore Giorgio Demurtas.
A testimoniare l’importanza del marchio Igp è l’agnello sardo, altro prodotto isolano, già riconosciuto da diversi anni che ha incrementato il proprio valore sul mercato. “Nell’arco di dieci anni abbiamo avuto un aumento del fatturato del 270%. Si è passati da 16milioni di euro a 50milioni di euro di fatturato all’allevatore nel 2024, quindi sicuramente il marchio Igp ha valore sul mercato”, ha detto il presidente del Consorzio Agnello Igp Alessandro Mazzette.