ROMA. "In Sardegna lo sa il vento come sono le cose". Così Geppi Cucciari ieri sera nel suo programma "Splendida Cornice" in onda su Rai 3 ha interpretato un monologo, sulla difesa della Sardegna dalle speculazioni. Cucciari ha letto alcuni passaggi della prefazione scritta da Paolo Fresu per il libro “Lo sa il vento”, dei giornalisti Carlo Porcedda e Maddalena Brunetti nel 2011. Un tema attuale ancora oggi.
Ad accompagnarla - durante il monologo - proprio la musica del jazzista di Berchidda.
Ecco alcuni passaggi della prefazione:
"Lo sa il vento, in Sardegna, come stanno le cose.
Vento che racconta di migliaia di siti nuragici ancora da scavare, di necropoli puniche che giacciono sotto intere città, di anfiteatri romani, porti fenici, porte e torri saracene, domus de janas, tombe e menhir. Vento che porta storie incredibili di sardi che questa isola amano da morire, e che mai e poi mai andrebbero via nonostante vivano a fianco di un poligono militare, di un polo chimico o petrolchimico e che oggi vedono impiantare migliaia di pale eoliche davanti ai loro occhi.
Sono mille e mille le storie di chi salva una pietra per metterla su un muro a secco, di chi ti porge la mano solo perché sei istranzu, straniero. Straniero ma ospite e nonostante lo straniero in Sardegna non abbia portato quasi mai niente di buono. Sono mille le storie di chi sceglie l’agricoltura biologica e si interroga sulle energie alternative con coscienza e rispetto. Di chi combatte contro le centrali inquinanti, contro i radar e l’ingerenza del cemento. Di chi, nonostante tutto, vuole fare della pecora uno strumento di rivincita e di rinascita. Di chi dona gli organi, di chi costruisce pozzi e villaggi nel Terzo mondo o fa volontariato dietro casa. Le storie dei sardi che dicono sì alla vita, sono troppe perché non si alzi una voce forte", continua la prefazione di Fresu.
"In Sardegna lo sa il vento come sono le cose.
Va da sé che i muri a secco rischiano di dover essere, ancora per molto, l’emblema della nostra chiusura e sottomissione, quando potrebbero essere la risposta atavica all’invasione della plastica e del cemento, dell’amianto e delle polveri chimiche, dell’eolico selvaggio e del turismo irrispettoso.
È che per molti i muri sono scomodi. Perché definiscono i confini naturali di un privato che nell’isola non c’è mai stato, perché qui la vita era di tutti. Salvo ora in cui sembra che questa non conti più nulla e che l’uomo e il suo condivisibile siano calpestati da un presente imposto e che sembra procurare pochi benefici e piuttosto danni incalcolabili.
In quel Paradiso Terrestre che si chiama Sardegna, dove le pietre e i venti restano gli unici testimoni di un progresso che si fa ogni giorno più scomodo.
Il vento lo sa", conclude.