CAGLIARI. Dal sogno improvviso di una vita agiata all’incubo di doversi difendere per un reato non commesso ma, dopo oltre quattro anni di tribolazione, il lieto fine. È stato assolto dalla pesante accusa di truffa aggravata (e falso in scrittura privata) nei confronti della società Lotterie Nazionali per aver alterato un gratta e vinci per intascare la vincita di 500 mila euro, cambiando due cifre in modo da far risultare vincente il biglietto, da lui trovato sul bancone della ricevitoria dove abitualmente va a giocare le schedine. Protagonista della vicenda un poliziotto di 59 anni di Quartu, accusato di aver volutamente falsificato un gratta e vinci della serie “Battaglia Navale”, recuperato – già grattato – sul bancone della ricevitoria di fiducia, per poter poi incassare il premio di 500 mila euro. Un’abitudine, come confermato da sua moglie e dallo stesso tabaccaio, che hanno confermato come in più di una circostanza l’uomo avesse vinto in passato modiche somme. Il cinquantanovenne, difeso dagli avvocati Stefania Ambu e Diego Mastromarino, in preda all’euforia, era andato subito in banca (pratica prevista dal regolamento delle varie lotterie in caso di vincita di cifre alte) per riscuotere regolarmente la somma, presentando tutti i documenti necessari. Ma, al momento delle verifiche effettuate dal direttore della filiale, l’intoppo: “Questo biglietto è falso”, l’accusa. Nel caso specifico, sul tagliando originariamente erano presenti le combinazioni “F3” e “F4”, corrette in “E3” e “E4”, così da renderle vincenti.
A quel punto è scattata la denuncia per tentata truffa, con la difficile opera di difesa portata avanti dai legali del poliziotto, trovatosi al centro di una vicenda paradossale, passando dall’euforia incontrollata per la possibile vincita all’ansia di doversi difendere dall’accusa di essere un truffatore. Al termine di oltre quattro anni da incubo, in mattinata è arrivata l’assoluzione per “Reato impossibile per inidoneità dell’azione”, in base all’articolo 49 del codice penale. All’uomo è stata riconosciuta la buona fede nel presentare in banca il biglietto ritenuto vincente, ma in precedenza effettivamente alterato da qualcun altro.