CAGLIARI. “Gentile ministro Valditara, è il momento di raccontarle i nostri problemi”. Inizia così la lettera scritta al ministro del'Istruzione Valditara da parte di docenti, studenti, genitori e personale Ata del liceo Alberti di Cagliari. Circa duemila persone che si mobilitano per avere finalmente una sede definitiva e adeguata, organizzando una manifestazione per giovedì 9 marzo, alle ore 10.30 nel lungomare Su Siccu.
“Qui al Liceo Alberti di Cagliari esiste un problema più profondo, che è il momento di raccontarle”, si legge nella lettera. Diversi i problemi denunciati: da quelli strutturali dell’edificio con sede in Viale Colombo, che rischia lo sfratto, alla distribuzione su più sedi assegnate in via temporanea e dal futuro incerto.
“Dall’ormai lontano 1972, signor ministro, noi abbiamo avuto solo una “sede”. Per molti di noi è la sede più bella d’Italia, sicuramente una delle migliori. Una pineta ombrosa al lato, il golfo di Cagliari proprio davanti, i delfini (sì, i delfini, ha letto bene) che nuotano vicino alla riva e talvolta ci fanno distrarre durante le lezioni. Tuttavia, non è la nostra scuola. È la “sede temporanea” che ci è stata assegnata appunto nel 1972 per consentire a chi arriva dall’hinterland e dai comuni costieri di non fare più di due cambi di mezzo pubblico, e per questo viene scelta da moltissimi pendolari (il 60% dei nostri ragazzi)”, fanno sapere.
“Abbiamo bisogno di quella serenità di cui ha parlato lei. Prima di condividere i sogni, signor ministro, noi chiediamo alle autorità competenti (gli enti locali ai quali lei ha parlato di scuole «intelligenti») un impegno fattivo per realizzare una cosa concreta: dare al nostro Liceo una scuola vera, sicura, adatta a chi la vive. Un edificio definitivo e degno, che possibilmente ci contenga tutti, che non ostacoli i tanti pendolari frantumando e disperdendo in zone disagevoli il loro diritto allo studio. Se non potrà essere quello della sede storica, esistono ad esempio decine di terreni ed edifici pubblici intorno a noi (ex caserme per la maggior parte, ma non solo) che sono praticamente dismessi e abbandonati. Sarebbe facile riconvertirli, se ci fosse una volontà politica e una visione lucida di futuro. Invece no, non per la Scuola. Non vogliamo l’ennesima sede temporanea, non un contratto debole e incerto, proroghe e promesse. Vogliamo una scuola, per tutti noi”.