CAGLIARI. Il Tar Sardegna dice no al risarcimento danni da 223mila euro chiesto da un operatore di giochi a cui era stata vietata dal Comune di Cagliari l'apertura di una sala.
La vicenda risale al 2017, quando il Comune aveva disposto il provvedimento interdittivo sulla base dell'ordinanza sindacale emanata a luglio di quell'anno (allora il sindaco era Massimo Zedda), che prevedeva almeno 500 metri tra sale giochi e luoghi sensibili come scuole e chiese. In seguito, il Tar aveva annullato tale disposizione, ravvisando "l'incompetenza sindacale" sulla materia.
Nonostante questo, per i giudici non sussistono i presupposti per il risarcimento: "L’ingiustizia del danno non discende automaticamente dall’accertata illegittimità in sede giurisdizionale del provvedimento amministrativo impugnato - si legge nella sentenza pubblicata oggi - essendo necessario che sia fornita anche la prova del danno subito e dell’elemento soggettivo del dolo ovvero della colpa".
Il Collegio ricorda che all'epoca dell'ordinanza sindacale, "il quadro normativo di riferimento della vicenda in esame era tutt’altro che definito e inequivoco" e non si può quindi affermare con certezza che l'amministrazione abbia messo in atto "profili di ingiustificata negligenza e imperizia".