CAGLIARI. La dieta degli ultimi 70 anni ha aumentato la nostra predisposizione allo sviluppo tumorale: è quanto emerge da un importante studio dell’Aou di Cagliari pubblicato su Nature. Una dieta costituita da eccessive quantità di carne e poche verdure sarebbe uno dei maggiori fattori di rischio per la comparsa di malattie degenerative e di alcuni tumori dell'apparato gastrointestinale.
Un’alimentazione con più verdure e il giusto apporto di carni sarebbe fondamentale per cercare di prevenire tumori come quello al colon retto ma anche patologie degenerative come l’artrite reumatoide e l’aterosclerosi.
Lo studio, diretto dal professor Germano Orrù (del dipartimento Scienze Chirurgiche), è stato realizzato con la partecipazione del dottor Ferdinando Coghe, direttore del Laboratorio centrale del Policlinico Duilio Casula, e della dottoressa Alessandra Scano, componente dell’equipe del laboratorio di Biologia Molecolare del San Giovanni di Dio. Il gruppo di ricerca è costituito anche da Eleonora Casula, Maria Paola Contu, Cristina Demontis, Giorgio Carlo Steri e Maria Laura Ferrando."
"La ricerca" – spiega professor Germano Orrù – "evidenzia la variazione della comunità batterica della bocca dovuti ai notevoli cambiamenti degli stili di vita avvenuti nel corso degli ultimi duecento anni"..
I ricercatori hanno esaminato e analizzato il DNA presente nei calcoli dentali di individui vissuti in epoche diverse negli ultimi 200 anni e hanno scoperto che "nella bocca è visibile un progressivo aumento negli ultimi 70 anni di specie batteriche patobionte, cioè microbi dalla doppia personalità. Anche se tali microbi sono normalmente tollerati in condizioni di equilibrio fisiologico, sono capaci di partecipare a processi di infiammazione cronica in situazioni di disbiosi del cavo orale, ovvero di alterazione della flora batterica orale". "Questi microrganismi"- spiega ancora Orrù- "sono stati ultimamente associati a gravi malattie degenerative quali artrite reumatoide, tumore al colon retto, aterosclerosi".
"Questo studio"- dice Ferdinando Coghe, che è anche direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari- "è il primo del genere e potrebbe spiegare il preoccupante incremento delle malattie degenerative dei tempi moderni”.
"Allo stesso tempo"- continua Coghe- "questa scoperta potrebbe risultare decisiva nella diagnosi e nella terapia di queste gravi patologie; negli ultimi anni è stata osservata una stretta correlazione tra la composizione del microbiota intestinale e la comparsa di placche amiloidi a livello celebrale, che sono caratteristiche della malattia di Alzheimer",
- Redazione