In Sardegna

Allevatori esclusi dai fondi contro rincari, assessore Murgia: "Soglia minima per aiuto adeguato"

Allevamento-di-bovini

CAGLIARI. “Le soglie di ingresso per accedere alle sovvenzioni per le aziende zootecniche sono state così stabilite per non diluire eccessivamente l’aiuto alle imprese tanto da renderlo poi non adeguato a coprire il danno che gli eventi in corso stanno producendo". Inizia così la replica all'assessora all'Agricoltura, Gabriella Murgia, alle polemiche sollevate dal portavoce dei pastori senza bandiere, Gianuario Falchi, sui criteri di distribuzione tra gli allevatori degli indennizzi (40 milioni) per il caro energia e il caro materie prime.

"L’esigenza di fissare una soglia di accesso minima deriva anche dalla necessità di evitare che si paghino domande di valore inferiore al costo che l’amministrazione sostiene per la gestione di ogni istanza”, precisa la Murgia. 

“Per i bovini da carne – evidenzia l’esponente della Giunta Solinas – la soglia di ingresso di 15 capi totali, corrisponde alla presenza in azienda di circa 6-7 vacche nutrici. Questo numero, è facile calcolarlo, porta alla produzione di circa 5–6 vitelli da ristallo che vengono solitamente venduti prima dell’anno (a circa 6-8 mesi di età). Nella media delle situazioni di produzione isolane, tali produzioni possono senz’altro costituire una integrazione al reddito, ma viene difficile affermare che con queste dimensioni l’allevamento rappresenta una unità imprenditoriale autonoma e in grado di soddisfare le necessità di reddito di una famiglia”.

“Per quanto riguarda gli ovini e i caprini – prosegue l’assessore Murgia – anche in questo caso valgono le considerazioni fatte in precedenza. La soglia dei 100 capi totali, che corrisponde a un numero di pecore in lattazione inferiore a 80 è già di per sé una soglia che ricomprende aziende che effettuano l’allevamento con finalità di integrazione di reddito, dato che per sostenere una famiglia, e solo ricomprendendo nel reddito aziendale le diverse forme di contribuzione comunitaria attualmente esistenti, è impensabile ipotizzare una unità produttiva autonoma con meno di 250 ovini in lattazione”.

Queste soglie, conclude l’assessore dell’Agricoltura, “lungi dal risultare troppo restrittive, consentono comunque a tante forme di allevamento effettuate con finalità di integrazione del reddito di ottenere l’aiuto previsto dalla legge 3/2022 ma è anche evidente che l’aiuto, previsto per un sostengo al mondo imprenditoriale, non poteva trasformarsi in un aiuto erogato con sole finalità sociali. Tali tipi di aiuto, previsti anche per l’emergenza Covid, sono stati gestiti dall’Assessorato competente in materia di politiche sociali”.