All'attenzione della redazione di YouTG.net, all'attenzione del cronista Francesco Aresu, in relazione all'articolo sull'aggressione subita dall'attrezzatura utilizzata per la video cronaca del corteo contro Salvini, avremmo alcune considerazioni da fare. Avete definito genericamente “fascista” il gesto compiuto da alcuni manifestanti durante il corteo, li avete apostrofati “imbecilli”, siete stati rapidi nel dare un giudizio nei confronti di chi vi ha attaccato, a parer vostro, senza alcuna ragione. Avete avuto meno premura di domandarvi quali siano le conseguenze del vostro “diritto Costituzionale” di cronaca. Ma andiamo con ordine.
Ieri 25 Novembre siamo scesi in piazza contro Salvini, abbiamo organizzato un corteo pacifico e comunicativo, con l'unico intento di mostrare che una parte della cittadinanza non ha niente a che spartire con chi fomenta la guerra tra poveri e l'odio razziale per meri fini elettorali. Il percorso per poter raggiungere lo scopo di scendere in piazza a manifestare, anche questo un diritto costituzionale, è stato piuttosto difficile, reso oramai sempre più complesso dalle nuove disposizioni sicuritarie del ministro Minniti. Per questo il corteo non è stato autorizzato dalle forze dell'ordine, nonostante ne fosse stato comunicato il percorso alla questura. Scendere in piazza ieri pomeriggio equivaleva a correre dei rischi, ad assumersi un certo grado di responsabilità, solo per poter esprimere liberamente il proprio dissenso, la propria opinione. Come può allora questo contesto coniugarsi con la vostra modalità d'informazione scandalistica tendente alla pornografia? Vi sembra un termine esagerato? Proviamo a spiegare meglio il concetto: in cosa si pone la necessità di catturare sin nei minimi particolari gli avvenimenti che si susseguono nella strada, in primis le facce dei loro protagonisti, durante i cortei e le manifestazioni? La vostra modalità d'azione risulta indiscreta e lesiva della privacy di chi scende in piazza che oltre a dover temere le telecamere della DIGOS deve tenere d'occhio anche le vostre, nel momento in cui tutto ciò che riprendete con la vostra attrezzatura diventa dominio pubblico per il popolo di facebook e del web. Se è vero che chi scende in piazza e in strada a manifestare decide deliberatamente di rendere pubblica la propria scelta personale di esprimere il dissenso, bisogna saper differenziare tra la scelta “controllabile” di mostrarsi alla cittadinanza e la non scelta, imposta dal vostro “diritto Costituzionale”, di venire mostrato in forma incontrollabile attraverso l'esposizione alla piazza del web. I vostri video sono il materiale utilizzato dalle forze dell'ordine per riconoscere, schedare e reprimere coloro che vogliono esercitare un legittimo dissenso, impedito da una legalità che impone di considerare ogni problematica di politica interna come una questione di ordine pubblico. Così è stato il 21 ottobre a Cagliari durante la manifestazione contro Casa Pound, allo stesso modo è andata il 28 aprile a Quirra, quando durante i momenti di tensione vi siete dilettati nel fare primi piani a chi fronteggiava i cordoni delle forze dell’ordine con la speranza di riuscire a manifestare. Fatte queste doverose specificazioni, noi che abbiamo organizzato il corteo per poter richiamare le persone contrarie allo sproloquio del leghista Salvini, non possiamo farci carico di tutte le sensibilità presenti all'interno della manifestazione. Se questo è il vostro modo di raccontare ciò che succede, senza alcuna deontologia e rispetto nei confronti di chi si prende la responsabilità di scendere in piazza a manifestare, prendiamo atto del vostro essere a parole per un generico rispetto di diritti costituzionali, i vostri, e fuori dal mondo rispetto ai diritti costituzionali degli altri. In modo particolare, pur nel ruolo di giornalisti, non vi abbiamo visti raccontare il restringimento delle libertà a cui, anche in questa circostanza siamo stati sottoposti. Se il giornalista non fa questo, raccontare la repressione del potere nei confronti del cittadino, diventa cronista di guerra embedded, senza occhi, senza anima, a vomitare inchiostro e immagini al servizio di altri. Non possiamo inoltre accettare il vostro paragone con la vicenda ostiense che ha visto protagonista il membro del clan Spada. Solo il potere che vi è dato dal possedere un mezzo mediatico vi concede il lusso di compiere un tale accostamento senza dovervi nemmeno prendere la responsabilità di aver preso per simili il comportamento di un conosciuto membro di una famiglia mafiosa e un semplice cittadino manifestante che pretendeva venisse rispettato un suo diritto. Il fascismo sguazza nel potere e non nella difesa dei propri diritti"