DECIMOPUTZU. Non era un'azione dimostrativa: il sindaco di Decimoputzu Alessandro Scano venti giorni fa aveva lasciato la fascia tricolore nelle mani del prefetto, per protestare contro gli sfratti in corso nelle aziende delle campagne del suo paese.
Una decisione adottata per cercare di attirare l'attenzione sul meccanismo infernale che sta travolgendo molti imprenditori agricoli, che si trovano in mezzo a una strada per i pignoramenti e le aste, nonostante la sospensione decisa a causa della crisi legata al Covid. Solidarietà, tanta. Fatti, pochi. Così oggi Scano non ha ritirato le dimissioni e la Regione dovrà nominare un commissario.
"Una decisione tanto sofferta, quanto meditata, ma ritengo che le persone vengano prima delle poltrone. Non sono mai stato abituato nella mia vita e nella professione a fermarmi davanti agli ostacoli che pure ho trovato lungo il mio percorso, ma in questo momento mi trovo di fronte a situazioni per le quali è stato necessario prendere una decisione drastica", spiega l'ormai ex primo cittadino, " Sono stati cinque anni di intenso lavoro, durante i quali non mi è mancato il sostegno e la vicinanza dei cittadini; ritengo che “l’incarico di primo cittadino” non sia un titolo di cui vantarsi, ma un’intensa attività a totale servizio di tutti i cittadini, che ho portato avanti umilmente e con passione a favore del bene comune del paese, che amo e in cui sono cresciuto".
A Scano "rimane l’amarezza di non esser riuscito a dare risposte adeguate alle numerose famiglie di agricoltori di Decimoputzu, che si trovano da un momento all’altro senza la propria azienda (frutto del lavoro di tanti anni), a fronte dell’immobilismo delle Istituzioni, nonostante mi sia speso in prima persona in tutti i modi e in tutte le sedi per intervenire al loro sostegno. Non è un compito semplice rappresentare un paese con tante difficoltà economiche, legate soprattutto alla crisi del mondo agro-pastorale che dura da molti anni, anche per situazioni pregresse di indebitamento, inerenti la fase di avviamento dell'attività stessa, per le quali gli agricoltori si sono ritrovati a dover pagare tassi di interesse più alti rispetto a quelli preventivati".
"Nonostante le norme contenute nei decreti Covid avessero previsto la sospensione delle aste e delle attività correlate durante l’attuale periodo di pandemia, si sta procedendo al pignoramento dei beni delle imprese agricole comprese le abitazioni, con conseguente sfratto esecutivo", spiega ancora, " La maggior parte delle aziende agricole presenti nel territorio comunale sono a conduzione familiare e spesso il titolare risiede nel fabbricato dell'azienda, che nonostante non sia catastalmente classificato come abitazione principale, nella realtà dei fatti risulta esserlo a tutti gli effetti e quindi sottoposto allo sfratto. Dopo diversi incontri, presso le sedi istituzionali, finalizzati a sollecitare la sospensione temporanea degli sfratti esecutivi fino alla fine dell'emergenza pandemica e, a livello comunale, dopo aver deliberato, sia in sede di Giunta che di Consiglio, la richiesta di rinvio dei medesimi, sono arrivato a dichiarare le mie dimissioni nel caso non fossero state accolte tali richieste dalle Istituzioni coinvolte. Non avendo altri mezzi di sensibilizzazione affinché i soggetti preposti potessero adottare i necessari e dovuti provvedimenti in aiuto alle suddette aziende in crisi, il sottoscritto con grande rammarico, pur mancando pochi mesi alla scadenza del mandato durante i quali molto poteva essere ancora fatto, non ha avuto altra scelta se non quella di rassegnare le dimissioni da sindaco".
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