CARBONIA. La miniera di carbone diventa un modelli di transizione ecologica. "Un grande progetto in linea con le direttive comunitarie sulla transizione energetica, in grado di affrontare gli effetti sociali, economici ed ambientali della transizione verso un’economia climaticamente neutra. Questa è il risultato al quale stiamo puntando per la riconversione del sito industriale di Carbosulcis".
Sono le parole dell’assessora all'Industria Anita Pili dopo l’incontro avuto nei giorni scorsi con la governance aziendale della Spa regionale, e si riferiscono alla soluzione che la Giunta regionale sta verificando per puntare al “dopo Piano di chiusura della miniera, concordato con la Commissione europea nel 2014, che su proposta di Carbosulcis ha visto la Giunta deliberare nei mesi scorsi il mandato esplorativo per la possibile creazione del primo Hub energetico di proprietà regionale”.
“Un'area complessiva di oltre 200 ettari in superfice più le decine di chilometri di gallerie in sottosuolo capace di poter ospitare il più grande laboratorio italiano sul paradigma di economia circolare", sostiene l’amministratore Unico di Carbosulcis Francesco Lippi, "dal modello criogenico del progetto Aria passando per la produzione di alga spirulina e ammendanti derivanti dal recupero degli scarti di lavorazione del carbone e compost proveniente dalla lavorazione dei rifiuti urbani di Tecnocasic, fino alla realizzazione di un modello di Hub energetico con la produzione in superfice da fonti rinnovabili di 35 MWp (fotovoltaico e eolico), un potenziale stoccaggio in sottosuolo di almeno altrettanta potenza e la gestione intelligente per smart greed, guardando alle potenzialità aggiuntive sulla produzione di idrogeno verde”.
Sulla base delle indicazioni ricevute dalla Giunta Regionale la Carbosulcis sta concludendo la fase di scrittura del Business Plan e effettuando le ultime valutazioni sulle normative nazionali, per valutare in ultimo la possibilità di sostenere attività ed investimenti modulari e progressivi a lungo termine, che prevedano il reimpiego del patrimonio immobiliare e umano della società. “Ai primi di marzo presenteremo ai sindacati le risultanze del lavoro effettuato in maniera da poter avere una condivisione sulle effettive potenzialità del progetto", afferma la Pili, "progetto che pensiamo possa trovare a pieno titolo una sua giusta collocazione all’interno delle misure finanziate dalla commissione europea quali il JTF e il Piano Nazionale di ripresa e resilienza.”