CAGLIARI. Dal consiglio regionale arrivano “interventi urgenti a favore del comparto ovino per compensare in parte le perdite causate dal crollo del prezzo della lana di pecora e salvaguardare al contempo gli intrinseci aspetti legati all'antico rito pastorale della tosatura”.
Nella quinta commissione del consiglio regionale è iniziato l’iter per l’approvazione della proposta di legge 135, di cui il primo firmatario è Giuseppe Talanas.
"Con circa 3 milioni di capi, la Sardegna detiene il primato nazionale dell'allevamento ovino, un ingente patrimonio che da solo costituisce il 50 per cento dell'intero comparto nazionale. Facendo una media ponderata di un chilo di lana fornita da ciascun esemplare, parliamo di 3mila tonnellate di prodotto, una quantità di assoluto rilievo", così si legge su una nota.
"Sfortunatamente la maggior parte di questa materia prima oggi giorno finisce per essere venduta sotto costo. Gli acquirenti e commercianti arrivano quasi sempre dalla Sicilia e dalla Campania e il prezzo, quindi, stabilito in regime di monopolio. Per questo molti allevatori preferiscono tenerla in deposito, in attesa di tempi migliori, se non addirittura cederla a costo zero. Eppure parliamo di un prodotto di eccellenza, con importanti possibilità di utilizzo. È risaputo infatti che la lana di pecora sarda è considerata la migliore al mondo per l'isolamento termico e acustico. Anche in presenza di un forte tasso di umidità, perché crea una barriera fonoisolante, riduce la condensa e migliora la salubrità dell'ambiente. Inoltre, c'è chi, molto sagacemente, la trasforma e ne ricava materiali per l'edilizia, da utilizzare nei pannelli termoisolanti, igrometrici e disinquinanti, evitando lo smaltimento come effetto dannoso e al contempo creando prodotti per il benessere".
Inoltre "un altro aspetto importante - continua la nota - è che la produzione della lana di pecora sarda è da sempre legata all'antico rito della tosatura che le aziende agro-pastorali celebravano durante la stagione estiva. Veniva considerato una vera e propria festa, anche perché il ricavato della vendita della lana costituiva un'importante entrata economica.
È quasi difficile crederlo oggi, ma fino a qualche decennio fa la lana di pecora sarda veniva pagata circa duemila lire al chilo, che con la rivalutazione monetaria sarebbero due euro e cinquanta centesimi odierni. E invece il vello ovino oggi, sul mercato isolano, ha un prezzo assolutamente ridicolo, più o meno 20 centesimi al chilogrammo".