CAGLIARI. Lui, il legittimo assegnatario della casa, muore. Ucciso da una malattia che se lo porta via troppo presto. Area, agenzia regionale per l'edilizia abitativa, vuole buttare fuori la compagna e la figlia di nemmeno quattro anni. Ma arriva Il Tar e blocca tutto.
Una storia di ordinaria e cieca burocrazia quella che emerge dalla sentenza del tribunale amministrativo. È ambientata a Usini. La vicenda processuale inizia con una fredda comunicazione che Area invia a S.T. lo scorso maggio, in pieno lockdown: entro pochi giorni, le comunicano, deve restituire le chiavi della casa popolare perché la sua domanda di permanenza è stata rigettata. Motivo? L'assegnatario, il suo compagno, è morto nel 2018. E in prima battuta agli uffici di Area poco importa che lei vivesse lì con lui da dal 2015 e che a dicembre del 2016 fosse nata la loro bambina. Perché la donna aveva trasferito la residenza nel 2017, quindi la convivenza - secondo la cieca burocrazia - ufficialmente era durata meno dei due anni richiesti dalla legge per il subentro nell'assegnazione.
Ma la donna aveva richiesto il subentro a nome suo e della figlioletta, che a buon diritto poteva stare in quella casa. Per farlo capire ad Area sono stati necessari un intervento di un avvocato in sede civile e di un altro davanti al Tar, che alla fine ha dato ragione a mamma e figlia. E lo sgombero è stato annullato.