BITTI. Sette aquile di Bonelli saranno liberate prossimamente nell’area del Parco naturale regionale di Tepilora nell’ambito del progetto ‘Aquila a-Life’. Si tratta di quattro maschi e tre femmine. Salgono così a 17 gli esemplari a cui viene data la libertà nell’Isola, nonostante alcuni di questi siano morti per cause accidentali (cavi elettrici) o per mano dei bracconieri.
I rapaci, provenienti dalla Spagna, sono sbarcati a Porto Torres il 4 agosto – hanno fatto sapere i rappresentanti dell’Ispra che seguono il programma – accompagnati dagli ornitologi del Grefa (associazione ambientalista spagnola che coordina il progetto) e dopo i controlli veterinari da parte dell’Agenzia regionale Forestas sono stati immediatamente trasferiti nella voliera allestita e mantenuta dalla stessa Forestas nell’area di Crastazza a Bitti. Cinque pulcini, nati fra aprile e maggio 2020, e due maschi adulti che provengono dal centro di riproduzione in cattività di Grefa. Le sette aquile non sono state liberate direttamente ma, come è accaduto negli ultimi due anni, sono ospitate in una voliera che permetterà loro di ambientarsi e prendere confidenza con l’ambiente circostante, come prevede la metodologia dell’hacking adottata per tutti i rilasci realizzati nell’ambito di tali attività.
“Siamo al terzo anno, dei cinque previsti dal progetto di reintroduzione dell’Aquila di Bonelli, e nonostante un piccolo ritardo di qualche settimana, dovuto alla pandemia, anche questa estate saranno liberate nei cieli del Parco naturale regionale di Tepilora sette rapaci provenienti dalla Spagna”. Ha detto il presidente del Parco e sindaco di Posada, Roberto Tola, che ha aggiunto: “Il nostro territorio si conferma luogo ideale per la reintroduzione di queste aquile, scomparse da decenni dalla Sardegna, dove un ecosistema fatto di aree umide a valle e di boschi, vallate rocciose e altopiani a monte hanno accolto già 10 esemplari fra il 2018 e il 2019”.
Paolo Angelini, direttore del Parco, ha rivolto un appello agli abitanti del territorio e ai cittadini dell’intera Sardegna: “Superiamo un possibile approccio di diffidenza e vediamo questi rapaci come un pezzo importante del nostro ecosistema. Un tassello indispensabile che riporta equilibrio nei nostri cieli e nelle nostre campagne. Accogliamo e difendiamo questi progetti di reintroduzione – ha concluso il direttore – e viviamoli come un passo avanti sui piani della civiltà e della sostenibilità nei nostri territori”.