In Sardegna

I pastori sardi senza bandiere: "Subito un tavolo per revisionare contratti con industriali"

pastori-latte-sardinia

CAGLIARI. La battaglia dei pastori senza bandiere continua. È di questi giorni la notizia che il prezzo del latte pagato agli allevatori da alcune coop sia vicino a 1 euro al litro. "Molti sono intervenuti a prendersi i meriti - scrivono i portavoce della protesta - non solo della quotazione raggiunta per il 2019 ma anche delle attuali positive condizioni del prezzo del Pecorino Romano. A noi pare evidente che è stata la protesta dell'inverno scorso, pagata caramente dai pastori con numerose denunce, che ha creato le condizioni per questa situazione, dando visibilità anche internazionale alle produzioni del comparto ovino sardo". 

C'è però anche una nota dolente, secondo i pastori: "Il fatto che gli industriali siano irremovibili all’acconto di 74 centesimi al litro è al di fuori di ogni ragionevole logica di mercato (circa 25 centesimi di differenza), che vede quindi circa il 40% di latte e allevatori con prodotto sotto-retribuito. Purtroppo la struttura del sistema non consente di abbandonare gli industriali che pagano poco - denunciano - perché la cooperazione non è al momento in grado di assorbire l’intera produzione di latte regionale". 

"I risultati ottenuti e le buone quotazioni sono arrivate senza l'esistenza di un Piano di Regolazione", sottolineano i pastori. "È stato quindi smascherato il bluff del Consorzio di tutela che, in numerosi interventi del suo Presidente, aveva previsto tragedie inenarrabili se il piano fosse stato bocciato. Ha così provato a intimorire allevatori, Presidenti di coop e Associazioni di Categoria con l’obiettivo di estorcere un'approvazione del vecchio piano con qualche aggiustamento per noi irrilevante, dato che la sostanza consisteva in una fotografia dell’esistente che non creava nessun meccanismo vero per disincentivare gli sforamenti dalle quote assegnate. Mentre noi abbiamo proposto con documenti formalmente inviati al Consorzio, al Ministero e al Presidente Solinas un meccanismo di assegnazione delle quote produttive che garantiva il legame tra  quote di formaggio e quantità di latte certificato acquisito".

"In realtà - continuano gli allevatori - come avevamo previsto la bocciatura di quel piano non ha inciso negativamente e bene abbiamo fatto a convincere, lavorando da soli, molti pastori a bocciarlo in sede di passaggio nelle assemblee delle cooperative. Purtroppo non abbiamo alcuna garanzia che l’attuale situazione sia stabile perché non è accompagnata dalle riforme strutturali della filiera che sono state e rimangono i veri obiettivi della protesta".

Da qui la richiesta dell'immediata convocazione di un tavolo che affronti:

1) Conguaglio 2019 e revisione dei contratti e degli acconti per la campagna in corso che la maggior parte degli industriali hanno chiuso a cifre attorno agli 80 centesimi che sono vergognosamente al di sotto di quanto si può riconoscere visto le attuali quotazioni dei formaggi ovini che nonostante la crisi COVID stanno affermandosi sui mercati come rivendicato dal Presidente del Consorzio del Pecorino Romano. 

2) Nuovo piano di regolazione del Pecorino Romano che parta dalle nostre proposte mirate a valorizzare tutto il latte atto a divenire. 

3) Applicazione del regolamento europeo che individua nell’OILOS lo strumento più idoneo per modulare le relazioni tra allevatori e industrie di trasformazione attraverso la creazione di Contratti Tipo che per esempio evitino il perpetuarsi del sistema ricattatorio della caparra che ancora condiziona le scelte degli allevatori. OILOS deve anche occuparsi di programmare l’intero comparto stimolando le altre DOP (Pecorino Sardo e Fiore Sardo) a sviluppare piani di produzione e promozione che affianchino quelli del Pecorino Romano.