In Sardegna

Contagi nei call center, l'allarme: "In Sardegna meno della metà in smart working"

 

 

CAGLIARI. “Meno del 50 per cento dei call center ha attivato lo smart working”. La denuncia arriva dal segretario generale della Slc Cgil Antonello Marongiu che torna a parlare del lavoro nei call center ai tempi del Covid-19. Il grido d’allarme era già partito da tempo da parte dei sindacati, ma la preoccupazione è aumentata da quando è stato scoperto il contagio di un dipendente di Comdata di Elmas. Nella sede lavorano più di 500 persone e ieri l’azienda è rimasta chiusa per la sanificazione di tutta la struttura. “Ancora troppo basso il numero delle aziende che hanno deciso di affidarsi allo smart working”, ha detto Marongiu, “da una parte il problema è legato a questioni tecniche, dall'altra al costo delle attrezzature per ogni lavoratore”.

Sedi chiuse per il lavoro outbound (ovvero per quelle aziende che forniscono servizi promozionali con le chiamate ai clienti), rimangono invece aperte le sedi dove i dipendenti ricevono le chiamate (inbound). “Il grosso problema arriva soprattutto da Comdata e Sky”, ha detto Gimmi Uda, segretario generale della Fistel Cisl, “le aziende continuano a rimpallarsi le colpe”. L’esponente della Cisl chiede l’intervento del Prefetto: “Ci rivolgiamo a lui perchè ha il pieno potere per intervenire”.