MARACALAGONIS. I testimoni hanno raccontato che hanno fatto colazione insieme, le immagini delle telecamere hanno documentato che hanno fatto lo stesso percorso. Uno è la vittima, Giuseppe Pintore, 80 anni, di Maracalagonis. L'altro è Salvatore Mameli, 69 anni, presunto assassino del compaesano. A casa sua è stata trovata anche la pistola che sarebbe stata utilizzata per sparare i due colpi letali. Così, dopo le indagini della squadra Mobile guidata da Roberto Pititto, coordinate dal pm Emanuele Secci, è scattato l'arresto con il trasferimento in carcere per Mameli.
La mattina del 6 marzo, alle 9,20, Pintore era stato trovato in località Montighedda, a bordo della sua auto. Ucciso da due colpi di pistola ala nuca. Dalle indagini è emerso che la vittima avesse fatto colazione con l'amico Mameli. Poi i due sono andati via su due auto diverse, ma hanno effettuato lo steso percorso, come dimostrati dagli impianti di videosorveglianza.
Prima è passato Mameli, poi Pintore. Il presunto assassino, in sede di interrogatorio, ha reso dichiarazioni inattendibili circa i suoi movimenti il giorno dell’omicidio e contraddette da quanto emerso dai sistemi di videosorveglianza analizzati. Mameli risultava regolarmente detentore di un’arma calibro 32. In sede di esame autoptico son state repertate, estratte dal corpo della vittima, due ogive frammentate e riconducibili ad un calibro commerciale 7,65. Durante una perquisizione a casa di Mameli sono stati trovate, nascosti in un balcone quattro delle munizioni calibro 7,65 che l’arma calibro 32 può esplodere. Manvavano due munizioni. E le striature hanno dimostrato che i proiettili estratti dalla vittima sono perfettamente compatibili con quelli sequestrati. Tanti gli indizi che incastrano Mameli. Ora rinchiuso nel carcere di Uta.